29.11.21

“Giù le mani dal lungomare: deve restare pedonale ed istituire almeno un'isola pedonale per ogni Municipalità”, l’appello degli ambientalisti

LE ASSOCIAZIONI LANCIANO RACCOLTA FIRME E IPOTESI REFERENDUM


Napoli, 29 novembre 2021 -  L’annuncio da parte del sindaco Gaetano Manfredi di restituire al traffico automobilistico via Partenope (tranne che nei weekend) anche dopo la riapertura della galleria Vittoria, ipotesi confermata dall’assessore alla mobilità Cosenza, ha gettato nello sconcerto le associazioni ambientaliste cittadine. 

Così Fiab Napoli Cicloverdi, Green Italia Campania, Legambiente Parco Letterario Vesuvio, Legambiente Iride, WWF Napoli e Gentegreen lanciano un appello all’amministrazione comunale e a tutti i cittadini per ribadire quanto sia fondamentale ed importante riappropriarsi dello spazio pubblico del Lungomare rifiutando un  modello di città auto-centrico.

Uno spazio che deve essere libero non solo dalle auto, ma anche dai tavolini che oggi invadono i marciapiedi, dove l’occupazione del suolo pubblico sia rigidamente determinata e con la possibilità di essere controllata, anche dai cittadini, con appositi segni posti sulla pavimentazione.

“Pensare di ritornare, in maniera definitiva, a un lungomare percorso dalle auto significa proiettare Napoli indietro nel tempo, restaurare una realtà dove inquinamento, congestione, degrado, occupazione dello spazio pubblico e assenza delle relazioni sociali sono i protagonisti incontrastati e facendo assumere, a tutta via Caracciolo, la funzione di autostrada urbana che si frappone come barriera fisica e dinamica tra la città e mare, luogo unicamente asservito alle auto”, affermano gli ecologisti. 

Un altro Lungomare, liberato dalle auto e vivibile, dove c’è continuità fisica e percettiva tra la città e il suo mare, è stato per i Napoletani grandi e piccoli (e non solo) un sogno che si è realizzato dal 2012 e che è diventato simbolo e immagine di una città che vuole essere alla pari delle grandi capitali europee. La dimostrazione? Gli eventi dell’America’s Cup quando centinaia di migliaia di persone hanno raggiunto il lungomare con i mezzi di trasporto pubblico. 

Dopo la riapertura della Galleria, invece di riaprire via Partenope come propone l’Assessore Cosenza, andrebbe riattivato lo schema di circolazione che utilizzava le tre parallele di via Gramsci, via Giordano Bruno e via Piedigrotta per pedonalizzare via Caracciolo, con il doppio senso di marcia sulla Riviera di Chiaia. 

Con tale soluzione è possibile la pedonalizzazione da Mergellina a Piazza Plebiscito.

Le motivazioni che inducono gli ambientalisti a voler conservare la pedonalità su via Partenope non attengono solo alla mobilità sostenibile,  ma anche ormai a fattori economici consolidati. È chiaro che investire sulla risorsa “bellezza”, crea considerevoli ritorni in termini economici, di immagine da vendersi sul mercato turistico, di miglioramento della qualità urbana. 

Gli ecologisti chiedono non solo che il lungomare ritorni ad essere pedonale, ma che ci sia un cambio di paradigma rispetto a tutta la mobilità cittadina, favorendone quella attiva, pedonale e ciclistica, attivando vaste ZTL, assi pedonali di struttura come quello già indicato Piazza Plebiscito/Mergellina, isole pedonali in ogni quartiere. 

Il tutto da sviluppare e attuare all’interno di un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile “al fine di soddisfare i fabbisogni di mobilità della popolazione, assicurare l'abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferico ed acustico, la riduzione dei consumi energetici, l'aumento dei livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale, la minimizzazione dell'uso individuale dell'automobile privata e la moderazione del traffico, l'incremento della capacità di trasporto, l'aumento della percentuale di cittadini trasportati dai sistemi collettivi anche con soluzioni di car pooling e car sharing e la riduzione dei fenomeni di congestione nelle aree urbane”(vedi DECRETO 4 agosto 2017 - Individuazione delle linee guida per i piani urbani di mobilità sostenibile, ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257)

Le associazioni firmatarie, che non escludono il ricorso a una raccolta firme e la richiesta di attivazione di un referendum in merito così come previsto dallo statuto comunale, chiedono al sindaco Manfredi un incontro urgente non essendo ammissibile che i cittadini e i portatori d’interesse non vengano coinvolti nei processi decisionali, soprattutto quando le scelte impattano così profondamente su abitudini, stili di vita e comportamenti delle persone.

Firmato da: 

Fiab Napoli Cicloverdi
M.Teresa Dandolo

Green Italia  Campania 
Carmine Maturo 

Legambiente Parco Letterario Vesuvio
Paola Silvi 

Legambiente Iride 
Anna Savarese
 
Gentegreen 
Guido Liotti

WWF Napoli
Franco Marino

18.11.21

GIORNATA NAZIONALE DEGLI ALBERI E FESTA DELL’ALBERO: 7 punti per salvare il verde a Napoli

In tutta Italia il 21 novembre si festeggia la Giornata Nazionale degli Alberi e le loro indispensabili capacità che permettono la proliferazione della vita:
assorbire l’anidride carbonica e rilasciare ossigeno, prevenire il dissesto idrogeologico, proteggere la biodiversità, mitigare il microclima urbano.
Tutte le regioni italiane sono coinvolte in iniziative dedicate a celebrare l’occasione
Questa giornata è a maggior ragione simbolicamente importante per la città di Napoli, che viene da più di un decennio di abbandono e maltrattamenti del suo patrimonio vegetale e arboreo, che ha ridotto gli alberi di questa città in condizioni davvero difficili e spesso anche pericolose per la loro stabilità.
Le associazioni ambientaliste e sociali cittadine  chiedono una netta inversione di tendenza alla nuova amministrazione di Napoli.
E propongono un’azione immediata su 7 punti essenziali , da attuare subito e quasi a costo zero per la nuova amministrazione
1 Approvazione immediata del REGOLAMENTO DEL VERDE DELLA CITTÀ, già regalato al Comune durante la scorsa amministrazione, elaborato dal gruppo di lavoro scaturito dal tavolo di associazioni, agronomi, archi
tetti paesaggisti ,come primo step del programma individuato nel “Manifesto del Verde” (allegato) ma  purtroppo “dimenticato” in qualche cassetto.
Regolamento di cui Napoli, tra le grandi città italiane,  è l’unica a essere sprovvista e che permetterebbe, una volta approvato, di eliminare tra le altre cose, potature sbagliate, interventi “fai da te” e un anarchia generale nel rapporto con i nostri alberi.
2 Terminare il censimento del patrimonio arboreo cittadino e la sua conseguente pubblicazione in rete sul sito del Comune di Napoli con strumenti informatici georeferenziati innovativi di interazione pubblico /istituzione.
3 Creazione di una Consulta a cui si possano iscrivere tutte le associazioni e soggetti informali come comitati e gruppi civici. Uno strumento innovativo per l’attuazione della convenzione di Aarhus da parte del Comune di Napoli, superando di fatto la funzione solo consultiva delle precedenti esperienze.
Nell’immediato si chiede la formalizzazione di tavoli tematici aperti che operino per il tempo necessario alla creazione della Consulta, anche con la presenza di tecnici professionisti.
4.  È  necessario il  potenziamento del settore verde nella pubblica amministrazione e nella città con nuovi professionisti agronomi, architetti paesaggisti, naturalisti e con giardinieri (ben formati ) che sostituiscano gli ormai tantissimi già andati in pensione .
5 Tutela e incremento della Biodiversità riqualificazione paesaggistica, resilienza ai cambiamenti climatici, qualità  come priorità e obiettivi da perseguire nella progettazione e riqualificazione delle aree verdi pubbliche con azioni che favoriscano habitat di biodiversità e corridoi ecologici .Una modalità di approccio al tema che sia la matrice di lavoro principale alla  base del Piano del Verde dedicato che dovrà essere parte integrante del PUC e del Piano di Adattamento Climatico. 
6. Abolizione del criterio del massimo ribasso nelle gare di progettazione e di esecuzione, a favore del criterio dell’offerta tecnicamente più vantaggiosa. (Il 62% di ribasso nelle ultime gare di manutenzione non è accettabile.) E affidamento dei lavori a ditte con documentata specializzazione nel campo del verde urbano.
7. Partendo dall’assunto  che la biodiversità parte dell’equilibrio tra specie diverse,  è necessaria anche la creazione di un regolamento della tutela degli animali- completo della parte sanzionatoria- in linea con la legge regionale numero 3  dell’ aprile 2019, oltre che di una carta degli animali, che ristabilisca un codice di comportamento tra il volontariato e le istituzioni.

 


Firmatari:

WWF NAPOLI-

LEGAMBIENTE CIRCOLO LETTERARIO PARCO DEL VESUVIO 

LEGAMBIENTE IRIDE

GREEN ITALIA CAMPANIA 

GENTE GREEN

FIAB NAPOLI CICLOVERDI

RICOSTITUENTI PER NAPOLI- coordinamento ambiente ed attività produttive (gruppo civico)

GAZEBO VERDE

HORSE ANGELS O.D.V. 

GEA-ETS

ANIMAL DAY

CambiaMÒ

ASOIM

COMITATO SALVIAMO LA VILLA COMUNALE

PROGETTO NAPOLI

FEDERCASALINGHE

ASSOUTENTI

LAC LEGA ANTIVIVISEZIONISTA

AMPA ODV-OSSERVATORI CIVICI CAMPANIA

CITTADINI CAMPANI PER UN PIANO ALTERNATIVI DEI RIFIUTI

CITTADINANZA ATTIVA IN DIFESA DI NAPOLI

LA MELA INSANA/ORTI URBANI

ROSSO AMBIENTALISTA

COMUNITÀ’ PARCO VIVIANI

COMITATO PORTO SALVO

LET’S DO ITALY

WE ARE URBAN! NAPOLI

COMITATO CIVICO VOMERO.

ACME’NAPOLI

GREENPOLIS

9.11.21

CEMENTIFICAZIONE E CENTRI STORICI TRA DEGRADO, TUTELA E SPECULAZIONE: IL CASO DI FRATTAMAGGIORE

Immaginiamo che un giorno, a Napoli, decidano di buttare giù il palazzo Marigliano o il palazzo Venezia, con le loro ringhiere in ferro battuto, le pitture sui soffitti, gli stucchi e le cornici, per fare spazio ad un anonimo condominio di venti o trenta appartamenti. 

Immaginiamo che un giorno, a Roma, si demolisca qualche residenza nobiliare dell’epoca papalina, una di quelle in cui viveva il Marchese del Grillo, con il portale in travertino, le nicchie a bocca di leone per spegnere le torce e i ganci per legare i cavalli, per tirare su un residence con parcheggio.

Immaginiamo quei muri, quei balconi, quelle finestre, quei cortili  magari un po’ malridotti e fatiscenti che ci raccontano la storia dei nostri antenati, che sono come l’album di famiglia delle nostre città, spazzati via impietosamente dalle ruspe. Una barbarie? Eppure succede davvero. Non nel ventennio fascista, non nella Napoli di Lauro e dei palazzinari al potere ma oggi, nel ventunesimo secolo. Succede in molti Comuni delle nostre parti. Succede anche a Frattamaggiore, dieci chilometri a nord di Napoli.

Questa città, fondata secondo la tradizione dai profughi di Miseno che nel nono secolo d.C. scappavano dalle invasioni saracene, in un luogo coperto da una vegetazione fatta di cespugli e “fratte”, si conquistò un posto di rispetto nella Campania Felix grazie alla produzione e al commercio della canapa, che diedero lavoro a intere generazioni di uomini e di donne. I padroni di quella terra generosa si arricchivano e con il danaro guadagnato si costruivano sontuosi palazzi e li adornavano con edicole votive, per assicurarsi la protezione dei santi e un posto in Paradiso. Scavando per costruire le fondamenta di quei palazzi, a volte riemergevano dalla terra un vaso, un piatto o un pezzo di colonna appartenuti all’antica città di Atella o ai piccoli villaggi circostanti che esistevano prima dei Romani, i cui abitanti inventarono la prima forma un po’ rozza di teatro basata sulle maschere da cui deriva la nostra commedia. Poteva accadere che qualcuno decidesse di incastonare quel pezzo di colonna dentro un muro portante del palazzo, mostrandolo orgogliosamente come un lascito degli antichi progenitori. In epoca moderna la lavorazione della canapa si spostò nei grandi opifici costruiti in periferia, in cui lavoravano centinaia di operai, che oggi restano con le loro altissime ciminiere a ricordare una storia gloriosa, fatta di fatica, sudore, fanciullezza rubata e puzza di fibre macerate.

Tutto questo mondo sta scomparendo per sempre. Dagli anni ’70 in poi è andata avanti una distruzione progressiva del tessuto edilizio storico della città, che negli ultimi anni ha preso un’accelerazione impressionante, mentre gli uffici tecnici sfornano a ritmo continuo licenze per abbattimenti e ricostruzioni, oltre a quelle per le nuove cooperative edilizie, mostri di cemento che nascono come funghi e divorano gli ultimi fazzoletti di verde e di suolo libero. Quello che ha sopravvissuto nei secoli a invasioni barbariche, guerre e terremoti sta per cadere sotto i colpi impietosi della speculazione, che sta radendo al suolo palazzi antichi, lasciati per troppi anni nell’incuria e nel degrado, perché la loro manutenzione costa troppo e i proprietari, spesso eredi dei patrimoni delle ricche famiglie di un tempo, preferiscono disfarsene e incassare subito i soldi che vengono loro offerti dai costruttori o dai loro rappresentanti.  

Inutile aspettarsi una qualche forma di opposizione alla progressiva cancellazione della memoria storica e architettonica del territorio da parte dei politici locali. Più di una volta hanno contribuito essi stessi in prima persona al sacco della città, per interessi professionali nell’edilizia o per gli intrecci tra affari e politica che caratterizzano tutti i Comuni più o meno piccoli. Il cemento muove troppi soldi e tanti, tantissimi voti, e che importa se poi la gente non ha più spazio per muoversi e aria per respirare.

Quando vengono messi sotto accusa, i politici si difendono stizziti replicando che non sono loro a rilasciare le licenze edilizie e che queste non si possono negare se le nuove costruzioni sono in regola. Ad avvalorare la loro difesa vi è il Piano Casa, che in Campania, come in altre regioni, viene prorogato ogni anno con il pretesto di dare lavoro al comparto dell’edilizia e a tutto l’indotto che ci gira intorno e che consente di ampliare la volumetria esistente degli edifici fino al 35% in deroga allo strumento urbanistico vigente. Ma questa giustificazione regge solo in parte. Gli uffici tecnici sono guidati da dirigenti di nomina politica, che in genere rispecchiano gli indirizzi del governo cittadino. L’ultimo Piano Regolatore risale a più di venti anni fa. Le recenti amministrazioni comunali sono inadempienti perché hanno rimandato a oltranza la formulazione del nuovo PUC (Piano Urbano Comunale, la cui stesura è iniziata mesi fa ma procede molto a rilento), lasciando di fatto campo libero ad una cementificazione aggressiva, spregiudicata e senza regole. Di fatto non c’è - ed è difficile credere che sia una dimenticanza e non una omissione voluta - un limite alla edificazione in rapporto alla popolazione che possa garantire la vivibilità e non esistono norme di salvaguardia per tutelare gli edifici di pregio né alcun piano di recupero del centro storico (o di ciò che ne rimane). Eppure coloro che hanno governato Frattamaggiore in questi decenni si vantano di averle conferito il titolo di “città d’arte e benedettina”. Che, in questo scenario, suona come una tragica beffa, una vuota dicitura che appare sui cartelli stradali quando si entra in città e ci si ritrova immersi in un caos di palazzoni in costruzione, traffico, lamiere strombazzanti e gas di scarico, con le betoniere che vanno avanti e indietro come fossero mezzi di un esercito occupante.

Così, al posto di malandati palazzi storici, che stanno per essere distrutti tra nuvole di polvere e montagne di macerie, si preparano a sorgere enormi fabbricati di cemento armato e vetro di trenta o quaranta nuovi “quartini”, come si dice da queste parti. Case e ancora case, perfino su cinque o sei piani, che incombono sulle strette vie del centro storico e rubano gli ultimi pezzetti di cielo. A pochi metri dalla piazza principale, al posto di un giardino privato, stanno tirando su addirittura un grattacielo di sette piani che incombe minaccioso sui tetti a tegole vicini, un orrore che solo a vederlo fa rabbrividire e gridare vendetta. Nuove case di cui non c’è alcun bisogno - perché la popolazione non aumenta e in città si contano decine di appartamenti sfitti - che accresceranno il carico sulla rete idrica e fognaria fino a farla scoppiare e che riverseranno sulle anguste e sovraffollate strade cittadine centinaia di nuove automobili, inquinando sempre di più l’aria, che nelle ore di punta dei giorni lavorativi e nei week-end è già irrespirabile. I risultati di questa gestione scellerata e irresponsabile del territorio purtroppo già si vedono. Una follia legalizzata che guarda solo all’effimero profitto derivante da questa speculazione, di cui beneficeranno in pochissimi, e che renderà ancora più invivibile un territorio già congestionato dall’eccesso di cementificazione e da una densità abitativa ed edilizia tra le più alte d’Italia. Secondo i dati più recenti aggiornati al 2015, Frattamaggiore, con i suoi cinque chilometri quadrati di superficie, è al 14° posto nella graduatoria di tutti i Comuni italiani (su quasi 8mila!) per consumo di suolo, mentre nei primi dieci posti ci sono altri sette Comuni della provincia di Napoli (fonte ISPRA - Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), e continua a salire in questa infelice classifica. Si sta saturando di costruzioni un territorio che avrebbe bisogno invece di spazi aperti, di verde, di servizi e strutture collettive, soprattutto per i bambini e per gli anziani, che ormai non hanno quasi più luoghi dove stare e d’estate soffrono più degli altri le ondate di calore aggravate dalla mancanza di alberi. La popolazione assiste senza reagire, spesso indifferente o troppo impegnata a pensare ai problemi della quotidianità.

Ma uno spiraglio di luce si sta aprendo in questa notte che, come diceva una canzone di qualche anno fa, “dovrà pur finire”. Un fronte di cittadini e di associazioni, tra cui quella che, non a caso, si è scelta il nome di “LiberiAmo Fratta” - nata per liberare la politica locale dalla morsa soffocante delle clientele e dell’affarismo e che pone al primo posto la difesa dell’ambiente, la cura dei beni comuni, la qualità della vita e la partecipazione dei cittadini alle scelte di governo e che alle ultime elezioni è riuscita a far eleggere due consiglieri comunali - oltre al gruppo campano di Green Italia, ha detto basta e ha deciso di fermare questo scempio, lanciando l’allarme per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedendo di vederci chiaro su molte licenze edilizie “facili”. Anche la Soprintendenza per i Beni Architettonici è stata allertata, con l’apertura di un tavolo di lavoro avviato diversi mesi fa, con la richiesta di accendere i riflettori sul caso Frattamaggiore e di avviare procedimenti per "dichiarazione di interesse culturale" riguardanti diversi immobili storici che potrebbero essere così salvati dalla demolizione, tra cui un ex-canapificio che è uno splendido esempio di archeologia industriale e che qualcuno vorrebbe buttare giù per costruire al suo posto l’ennesimo complesso residenziale.

Non è una battaglia di pura nostalgia perché quei palazzi antichi, quelle facciate logorate dal tempo e dall’incuria, se curate, rimesse a nuovo, valorizzate, potrebbero creare un indotto economico duraturo e significativo, ospitando visite guidate, percorsi turistici, spazi museali ed espositivi, dare lavoro ad operai, artigiani e professionisti attraverso piani di manutenzione e riqualificazione urbana, finanziati con fondi regionali, nazionali ed europei, coinvolgendo anche le scuole del territorio con progetti di studio e di ricerca.

Bisogna fare presto, perché il rombo minaccioso delle ruspe incombe per radere al suolo le ultime speranze di vivere in una città con una identità e una dimensione umana. Quella stessa città, a pochi chilometri dalla capitale di un regno, che alla fine del Seicento vide nascere un genio assoluto della musica sacra come Francesco Durante: il quale, se tornasse a vivere oggi, di fronte a questa strage silenziosa che si consuma sotto i nostri occhi, forse troverebbe ispirazione per comporre uno dei suoi requiem.  

Sergio Frattini
Luigi Costanzo


14.10.21

Le Associazioni Ecologiste scrivono al Sindaco Manfredi

Lettera aperta al Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi



Al Sindaco di Napoli

Prof. Gaetano Manfredi


Gentile Sindaco,

alla vigilia del suo insediamento alla carica di Sindaco di Napoli, vogliamo che le giungano i nostri sinceri auguri di buon lavoro.

Auguri necessari per chi si accinge ad un compito importante e prestigioso ma sicuramente carico di forti responsabilità verso una città attanagliata da grandi problemi sociali e ambientali.

Su questi temi, le associazioni ambientaliste le hanno fatto pervenire una piattaforma che ha messo a fuoco proprio le più urgenti emergenze della città: inquinamento atmosferico e acustico, risparmio della risorsa acqua, verde pubblico e privato, rifiuti ed economia circolare, risorsa mare, turismo, lavoro e ambiente, Città Metropolitana e periferie.

Pur non essendo stato possibile incontrarla per un primo confronto, abbiamo molto apprezzato la lettera con la quale ha voluto rispondere al nostro documento e alle nostre sollecitazioni raccogliendo le nostre proposte quali “stimolo prezioso e contributo importante” valutate in sintonia con il suo programma.

Nel nostro documento, grande rilievo è stato da noi posto anche alla questione riguardante la governance e la partecipazione. Ribadiamo infatti anche qui la nostra richiesta affinché i temi ambientali trovino centralità nella sua prossima squadra di governo della città.

Le emergenze dettate dalla crisi climatica e ambientale e il ruolo che le grandi città europee sono chiamate a svolgere, impongono che anche Napoli dia risposte adeguate a queste sfide che ne determineranno la qualità della vita nei prossimi anni.

Le risorse economiche messe in campo dal PNRR, dovranno essere utilmente e prioritariamente impegnate per fornire finalmente risposte agli annosi problemi che affliggono il territorio metropolitano e che ne impediscono una vera rinascita. Ci riferiamo ai problemi dell’inquinamento della Terra dei fuochi, alle bonifiche dell’area est e dell’area ovest della città, al disinquinamento e alla depurazione delle acque, alla rigenerazione e riforestazione urbana, all’abbattimento di CO2 e degli inquinanti atmosferici che fanno di Napoli una delle città più inquinate d’Italia.

Non ci sarà Né ripresa né resilienza senza un adeguato sistema di monitoraggio delle associazioni ecologiste, richieste tra l’altro dall’Unione Europea e senza una discussione pubblica sul PNRR, le cui risorse devono essere declinate per migliorare la qualità della vita e del lavoro dei cittadini, per orientare in senso democratico il cambiamento tecnologico, per garantire una transizione ecologica fondata su uno stretto rapporto tra giustizia sociale e ambientale. La rivoluzione verde intrapresa già da molte città europee e da città italiane come Milano e Torino, deve vedere anche Napoli protagonista.

Un processo di tale portata insomma non può non coinvolgere i cittadini ed associazioni ecologiste.

Chiediamo pertanto che fin d’ora, fra i primi atti dell’Amministrazione, ci sia anche una decisa scelta verso la adozione di nuovi strumenti di partecipazione, più coinvolgenti, più determinanti e vincolanti, per garantire il coinvolgimento della società civile.

Occorre aprire una nuova stagione per la partecipazione dei cittadini alle scelte programmatiche che si andranno a fare su materie che li riguardano direttamente: cantieri partecipati, consulte con parere obbligatorio, tavoli di confronto, partecipazione alla stesura di regolamenti, campagne di sensibilizzazione che garantiscano un dialogo continuo con i cittadini a cui sicuramente andranno chiesti ulteriori sacrifici per contribuire al risanamento ambientale della città.

Le associazioni ambientaliste ribadiscono la richiesta di un assessorato trasversale dedicato alla transizione ecologica, di staff del Sindaco, che sia in stretto collegamento con tutte quelle deleghe che inevitabilmente dovranno essere di volta in volta coinvolte.

Occorre che il nuovo assessorato all’ambiente non cambi solo nome ma diventi strategico per le scelte politiche e di sviluppo della nuova città chiamata ad interpretare, programmare e attuare scelte di radicale cambiamento, che nel breve, medio e lungo periodo, siano in grado di corrispondere alle sfide globali che ci attendono e al green deal europeo.

Anche le associazioni ambientaliste intendono aprire, con la nuova amministrazione comunale, una stagione di confronto e di collaborazione, consapevoli del ruolo assegnato al terzo settore e alla società civile. Intendono dare vita a focus di approfondimento tecnico-scientifico su tutti i temi posti all’attenzione per contribuire a supportare al più alto livello possibile le scelte che coinvolgeranno la città e dar vita ad un osservatorio permanente sulla transizione ecologica in città.

Raccogliamo pertanto, con grande soddisfazione, la sua disponibilità a confrontarsi costruttivamente con noi e a “lavorare molto assieme” per il futuro della città.

Nell’attesa di poterla incontrare quanto prima personalmente, le rinnoviamo gli auguri e le porgiamo i nostri cordiali saluti

Napoli, 14 ottobre 2021


Legambiente Parco Letterario Vesuvio APS

WWF Napoli

Green Italia - Campania

FIAB Napoli Cicloverdi

Gente Green



10.10.21

VERDE PUBBLICO E GESTIONE DEI PARCHI


Ben vengano i privati e soprattutto il privato sociale in un sistema di regole certe. 

Un' attenzione differenziata va ovviamente fatta per le diverse tipologie come   per i parchi storici che possono e devono essere modelli più pubblici di partecipazione.

Il Comune di Napoli ha ottenuto risorse dal PNRR ora finalmente ci auspichiamo che non si perda più tempo per il verde della Città e per una transizione ecologica che non sia di facciata. Il Sindaco, la nuova giunta e il Consiglio potranno recuperare il tempo perso finora approvando una serie di strumenti che chiediamo da sempre: Regolamento e Piano del Verde che si integri con il nuovo PUC e guardi alla città metropolitana. 

Per dare qualità a tali strumenti restano fondamentali gli spazi di confronto veri tra decisori e cittadinanza e sarà prezioso istituire una Consulta dedicata con un impostazione più operativa .

In un quadro di regole certe e di trasparenza sarà possibile evitare gli errori del passato che hanno portato, ad esempio, alla revoca del provvedimento di affido della Villa Comunale, valutato illegittimo dalla stessa Avvocatura Comunale.

Agli interventi di Riqualificazione della Villa Comunale e del Parco Virgiliano, già finanziati e di prossima realizzazione, dovranno seguirne altri  per dotare anche le periferie di aree verdi di qualità e fruibili (i cittadini di Pianura, Soccavo, Scampia, San Giovanni, Ponticelli aspettano da anni questi interventi per uscire dal degrado in cui si trovano). Ovviamente va  urgentemente recuperato il gap di presenze di addetti pubblici  qualificati a tutti i livelli in questo settore per poter operare.

Infine va ricordato che la questione del rapporto tra pubblico e privato è già ampiamente trattata nel regolamento offerto da noi in bozza pochi anni fa.

Napoli 10 ottobre

FIAB Napoli Cicloverdi
Gentegreen APS
Green Italia Campania
Legambiente Iride
Legambiente Parco Letterario Vesuvio APS
WWF Napoli



30.9.21

RITORNANO AL CENTRO DEL DIBATTITO ELETTORALE I TEMI DELL’AMBIENTE E DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Concluso il confronto fra Associazioni ambientaliste e i candidati a Sindaco di Napoli

(FIAB Napoli Cicloverdi, Green Italia, Gentegreen, Legambiente IRIDELegambiente Parco Letterario Vesuvio APSWWF Napoli

Ieri 28 settembre si è chiuso il ciclo di  incontri fra le Associazioni ecologiste napoletane e i candidati a Sindaco di Napoli: Matteo Brambilla, Alessandra Clemente, Catello Maresca e Antonio Bassolino.  Il candidato Gaetano Manfredi  non ha partecipato agli incontri ed  ha inviato un contributo in risposta al documento inviato dalle Associazioni.

Sette le domande fatte dagli ambientalisti in estrema sintesi su tutti i temi della piattaforma presentata, sul futuro della città chiamata ad interpretare un nuovo modello di sviluppo improntato a scelte radicali e coraggiose verso la sostenibilità, per garantire qualità alla vita dei cittadini nei prossimi anni.

Di rilevante interesse é che tutti i candidati si sono dichiarati disponibili al confronto e consapevoli della ineludibile necessità di avviare una nuova stagione di consultazione e partecipazione “vera” dei cittadini alla “cosa pubblica”. 

Gli altri temi - dal  contrasto ai cambiamenti climatici, la transizione energetica, la mobilità sostenibile, la città policentrica e “dei 15 minuti”, il verde urbano sia pubblico che privato, il modello di economia circolare dei rifiuti, la restituzione del  mare e del porto ai napoletani, il turismo sostenibile come chiave di sviluppo, il recupero dell’identità culturale e promozione delle periferie e della intera area metropolitana - hanno trovato risposte che esprimono l’impegno dei candidati a Sindaco, per migliorare la qualità del territorio e della vita in città. 

Dagli incontri emerge che sarà particolarmente importante aumentare il numero e rinnovare le competenze all’interno del Comune, per supplire, da un lato, alla dotazione organica di personale ridotta all’osso e, dall’altro, per essere in grado di affrontare le problematiche ambientali che necessitano di conoscenza e capacità di gestione. 

Tutti gli interventi per contrastare il cambiamento climatico, in maniera trasversale nei diversi ambiti, sono certamente da approfondire: per questo gli ecologisti hanno chiesto al futuro Sindaco la creazione di un assessorato specifico.

Le Associazioni, prendendo atto dei propositi e delle indicazioni emerse, si sono assunte il compito di monitorare strettamente le azioni che i prossimi amministratori metteranno in campo sugli importantissimi temi trattati. 

Ai candidati è andato il ringraziamento e l’augurio per il prosieguo del loro impegno nelle istituzioni cittadine.

FIAB Napoli Cicloverdi

Green Italia

Gentegreen

Legambiente IRIDE

Legambiente Parco Letterario Vesuvio APS

WWF Napoli

Gli incontri si possono rivedere sulle pagine Facebook di ogni associazione. 

3.8.21

L’ insostenibile mobilità della funivia dei due Musei sulla città

 

Contributo per Repubblica Napoli del 3 agosto 2021

Carmine Maturo, Co-Portavoce Nazionale Green Italia
Anna Savarese, Presidente Legambiente IRIDE 



La Campania ha prodotto il suo Piano di Ripresa e Resilienza articolando le 6 Missioni su 30 progetti per un importo complessivo di poco più di 17miliardi e 200mila euro. Il vero asse portante del Piano è quello trasportistico (Missione 3) a sfavore anche delle altre 5 Missioni, in particolare della 2 relativa alla “Rivoluzione verde e alla transizione ecologica” i cui fondi dovevano costituire almeno il 37% del totale, destinandoli prioritariamente alla riconversione industriale, all’economia circolare, alla decarbonizzazione, alla rigenerazione urbana nell’ottica delle Green Cities, alle aree protette e infrastrutture verdi. Invece su tale Missione la Regione ha caricato moltissimi progetti relativi alla Missione 3 e cioè alle “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”.

Molte proposte di Mobilità sono il frutto dell’intesa con l'Ente Autonomo Volturno holding (EAV) e riguardano la realizzazione di funivie in tutti i luoghi attrattivi turisticamente. Si spazia dalla funivia del Vesuvio a varie nella Penisola Sorrentino-amalfitana, alla cabinovia lungo la costa flegrea e a Napoli alla funivia di connessione tra il MANN e il Polo Museale di Capodimonte. 

Su tutte le proposte ovviamente le nostre riserve principali consistono nella completa indifferenza ai luoghi di attraversamento, laddove le funivie, a differenza anche delle funicolari o dei treni a cremagliera, non percorrono il territorio ma lo sovrappassano collegando un punto di partenza con un punto di arrivo non soddisfacendo la domanda di mobilità diffusa a servizio dei cittadini e delle attività produttive, sociali e culturali. 

Per la funivia di Napoli la Giunta Regionale della Campania, ha recentemente approvato un finanziamento per la realizzazione della progettazione preliminare e definitiva del collegamento con funivia tra il Museo Archeologico Nazionale e il Museo di Capodimonte di Napoli.  Lo studio sulla funivia che si basa sullo studio di fattibilità realizzato dall'ACAM (Agenzia Campana Mobilità) è stato commissionato dall'Eav (il finanziamento per il progetto è di ben un milione e 348mila euro) e fa parte dei dieci progetti presentati dal governatore Vincenzo De Luca per la città di Napoli. Il progetto costerebbe dai 25 ai 30 milioni e vede già la disponibilità di gestori di funivie a cofinanziarlo, attratti sicuramente dai flussi previsti (960 posti disponibili, con un flusso massimo stimato di 3.300 viaggiatori al giorno) e dai costi dei biglietti. Occorre ora decidere se procedere con il progetto esecutivo con una gara internazionale, data la consistenza dell’importo. 

In sintesi è previsa la realizzazione di una funivia area che in 3 minuti dovrebbe superare un dislivello di 22 metri con un impianto lungo 1,6 km consentendo il collegamento tra il Museo Archeologico e quello di Capodimonte. Le stazioni di testa sarebbero a Piazza San Giuseppe dei Nudi (collegata al MANN con un tapis roulant) e sul Viale Colli Aminei (collegata al Polo di Capodimonte con un sottopasso pedonale). Vista la necessità di queste invasive e consistenti opere a corredo della funivia non si capisce perché non si possa ipotizzare una migliore connessione tra la Stazione Metro dei Colli Aminei e il Polo di Capodimonte.

La proposta, a detta dell’ACAM, sarebbe coerente col "Grande programma per il Centro storico patrimonio UNESCO”. Invece essa, oltre che lontanissima dall’ottica della mobilità sostenibile, è anche in contrasto con le raccomandazioni UNESCO per il Centro Storico ribadite nel Rapporto 2020 degli ispettori col quale si è invitata l'amministrazione di Napoli a trascurare opere sproporzionate per concentrarsi invece su lavori d'ordinaria amministrazione, quali monitoraggio e manutenzione, indispensabili per la salvaguardia dei monumenti della città, ponendo attenzione agli edifici monumentali, alla manutenzione del tessuto urbano, alle infrastrutture ed ai servizi pubblici esistenti in città.

Inoltre anche dal punto di vista dell’efficacia, la proposta della funivia semplicemente elude l’attuale problema di mobilità nel territorio di Capodimonte e, con il suo tragitto limitato e diretto, non indurrà i turisti a visitare il territorio circostante, penalizzando le tante espressioni culturali e sociali in esso presenti e soprattutto l’economia locale. La collina di Capodimonte infatti non è solo il Museo di Capodimonte ma è composta da un triangolo i cui vertici sono: Il Museo Archeologico, L'Albergo dei Poveri con l'Orto Botanico e la Reggia con il Parco di Capodimonte. All'interno di questo “Triangolo della Cultura” ci sono tantissimi attrattori storico-culturali che da questo progetto vengono completamente ignorati: I Vergini, la Sanità, Il Ponte della Sanità, le scale della Principessa Jolanda, Le Catacombe di San Gennaro, l'Osservatorio Astronomico, Il Moiariello ed il Paradisiello, Santa Maria degli Angeli alle Croci, Sant'Eframo Vecchio, l'Osservatorio Astronomico. Da anni Legambiente e Green Italia propongono ai turisti un trekking urbano attraverso la storica passeggiata del Moiariello, proprio per ricordare ai turisti e Amministratori che Capodimonte non è solo Parco e Reggia ma un territorio più vasto che necessita di rilancio economico e mobilità pubblica.

Affrontare il tema della mobilità nel vasto comprensorio di Capodimonte, dei Vergini della Sanità significa usare l’innovazione tecnologica e la logistica dei trasporti (ascensori, scale mobili, minibus elettrici, percorsi ciclabili e pedonali messi in sicurezza) valorizzando la morfologia del territorio, con le sue scale e i suoi percorsi verticali che connettono le tante vie panoramiche adagiate sulle curve di livello, quali Salita Stella, Miradois, Moiariello, Paradisiello, Sant'Eframo Vecchio, Ponti Rossi per citarne solo alcune che costituiscono esse stesse un patrimonio identitario culturale da far conoscere ai cittadini e ai tanti turisti attratti dalla stratificazione insediativa di Napoli.

Infine, e questa è una considerazione di metodo non meno importante di quelle di merito, scelte di tale incisività strategica e di così grande consistenza economica non possono essere fatte senza coinvolgere la cittadinanza in processi partecipativi e oggi soprattutto fuori da possibili strumentalizzazioni elettorali. Proprio per questo intendiamo essere parte propositiva e attiva della nuova stagione amministrativa con il prioritario obiettivo che i fondi messi a disposizione dal PNRR siano spesi presto, ma soprattutto bene, per iniziative e progetti coerenti con la strategia delle Next Generation EU e del Green Deal e da un’amministrazione comunale che sappia porsi in maniera autorevole e collaborativa con tutte le istituzioni e in un dialogo costante con la città, assicurando nuove ed efficaci forme di partecipazione democratica. 


21.7.21

NA’Green Polis: la proposta per “trasportare” Napoli nel futuro.


Siamo ben consapevoli della portata storica e politica delle prossime elezioni comunali, segnate dall’esperienza drammatica della pandemia che ha reso più evidenti le contraddizioni e le fragilità sociali, economiche e ambientali già presenti a Napoli, ma ha anche messo in luce elementi di forza e resilienza del sistema territoriale e nuove opportunità per il progetto di rilancio e di sviluppo della città favorito dal sostegno che ci dà l’Europa per la ripresa e la resilienza. 

Proprio per questo - spiega Carmine Maturo, co portavoce di Green Italia -  gli ecologisti napoletani di Green Italia/Gente Green intendono essere parte propositiva e attiva della nuova stagione amministrativa con il prioritario obiettivo che i fondi messi a disposizione dal PNRR siano spesi presto, ma soprattutto bene, per iniziative e progetti coerenti con la strategia delle Next Generation EU e del Green Deal e da un’amministrazione comunale che sappia porsi in maniera autorevole e collaborativa con tutte le istituzioni e in un dialogo costante con i cittadini, assicurando nuove ed efficaci forme di partecipazione democratica. 

“NA’ Green Polis - continua Maturo -  si rivolge a tutte le forze politiche, economiche e sociali e sintetizza i cinque temi centrali che Green Italia/Gente Green, col supporto dei suoi esperti e attivisti, offrono alle tante associazioni e a tutti i cittadini con cui da sempre interagisce, per costruire insieme la Napoli del futuro: una città che salvaguardando la sua  civiltà millenaria, le sue tante risorse culturali, naturali e paesaggistiche, valorizzi la creatività e l’ingegno, le competenze e le capacità dei tanti giovani, uomini e donne che sono disposti a impegnarsi perché Napoli si  riappropri del ruolo di Polo di eccellenza del Mediterraneo, in coerenza con le grandi sfide di questa fase storica, caratterizzata dall’esigenza di coniugare l’economia con l’ecologia, potendo così  creare sviluppo e occupazione, benessere e salute, proprio nelle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici e agli inquinamenti. “


5 punti per Napoli – NA’ Green Polis


1. Mobilità

Nonostante i grandi investimenti sulla rete ferroviaria, Napoli si caratterizza ancora per alti livelli di congestione da traffico, inquinamento atmosferico ed acustico, spazio pubblico degradato e in gran parte ostaggio delle auto. E’ necessario cambiare paradigma, passando da un modello autocentrico, tra i maggiori responsabili della crisi climatica,  a un modello di città 15 minuti, riequilibrando la distribuzione urbanistica delle funzioni territoriali in modo da ridurre gli spostamenti, restituendo lo spazio pubblico delle strade alla sua funzione storica di luogo di relazioni sociali e non a funzione asservita alle auto, sviluppando la mobilità pedonale, ciclistica e il trasporto collettivo. In questo scenario. alla scala comunale e metropolitana è necessario attivare concrete politiche di mobilità sostenibile, con vaste ZTL, assi pedonali di struttura (Piazza Plebiscito/Mergellina), isole pedonali in ogni quartiere, potenziamento del trasporto collettivo e della mobilità dolce.

2. Energia

Le indicazioni a livello europeo, soprattutto con il PNRR, impongono scelte immediate e coraggiose per riconvertire il sistema energetico con la riduzione dell’utilizzo di fonti fossili a favore di quelle rinnovabili. Napoli deve applicare politiche che favoriscano la riconversione dei sistemi energetici cittadini, partendo soprattutto dall’edilizia pubblica (scuole, attrezzature collettive, complessi residenzziali), dai  grandi poli (es. Centro Direzionale, futura Bagnoli etc.),  dalle aree industriali dismesse. Tale scelta dovrà essere in coerenza con i sistemi di produzione piu innovativi (facciate fotovoltaiche, edifici nZeb, etc) e non banalizzata da soluzioni ampiamente superate (pannelli fotovoltaici  su coperture)

3. Città Metropolitana







Gli ultimi anni hanno visto affievolirsi l’attenzione del tema sulla governance dell’area metropolitana, relegando le attività dell’Ente alla semplice funzione di bancomat per la suddivisione delle risorse ai 92 comuni con modalità da manuale Cencelli. La città Metropolitana deve essere tutt’altro e non una sommatoria delle realtà comunali. Vanno definite politiche urbane in grado di realizzare una metropoli policentrica e non schiacciata su una visione fortemente centrata sul capoluogo. Questa “rinascita”  deve partire dalla riqualificazione e rifunzionalizzazione delle aree dormitorio periferiche non solo di Napoli ma dei maggiori centri.  Le periferie devono trasformarsi in nuove centralità, non solo dotate di servizi adeguati ma rifunzionalizzate con attrezzature pubbliche, attività produttive, terziarie, con negozi di vicinato, parchi e attività per il tempo libero, in grado di restituire a questi “non luoghi” le caratteristiche di urbanità tipiche dei centri storici. Altro aspetto di enorme rilevanza è l’esigenza del recupero del rapporto tra le città costiere e il mare, con la riconversione dei porti di Napoli, Torre Annunziata e Castellammare, attraverso interventi finalizzati a liberare tratti inutilizzati dalle attività portuali,  per consentire l’accesso dei cittadini al mare e la continuità tra entroterra e mare, oggi negata da San Giovanni a Castellammare dalla presenza dei porti e del tracciato ferroviario che, in seguito alla realizzazione della linea al passante del Vesuvio, non ha più una sua rilevanza nazionale. Questa nuova condizione consente interventi di trasformazione in modalità ferrotranviaria che eliminerebbe la barriera fisica di separazione tra mare e fascia vesuviana recuperando il rapporto identitario e storico, anche a fini turistici, della Baia di Napoli con i centri costieri che ne fanno parte.


4. Natura in città. Resilienza e Biodiversità: Verde e Blu 

E’ necessario ampliare la rete ecologica urbana ed estenderla a quella metropolitana, che tenga ben presente tutte le preesistenze quali i Parchi e le Aree protette Regionali e Nazionali con le aree verdi che cingono la Città. Occorre creare una greenline che riconnetta tutte le aree esistenti. 

Una Greenline che preveda anche quelle aree che saranno oggetto di forte recupero ambientale, riorganizzazione e sviluppo urbano. In queste aree si dovranno inserire non semplicemente alberi, ma bisogna creare Nuovi Parchi urbani con destinazione plurima, che veda anche un deciso recupero della biodiversità. E’ necessario creare identità verde e trasformarli in luoghi di aggregazione e partecipazione. 

Altrettanto importante è la tutela e valorizzazione del mare, accelerando i processi di bonifica e di depurazione per promuovere Aree Marine Protette e garantire la balneazione non solo a Napoli ma nell’intero golfo su cui si affaccia la Città Metropolitana.


5. Turismo 






Vogliamo un turismo moderno, sostenibile e responsabile, legato al soddisfacimento del criterio di autenticità del contesto territoriale in cui è inserita la comunità. 

L’amore per la propria terra, il rapporto dei residenti con il territorio, è una qualità importante della città, ed oggi è alla base attrattiva di un luogo. “Voler bene” alla terra in cui si vive significa riappropriarsi del proprio territorio, curandolo e valorizzandolo, comunicando il piacere e la voglia di viverci, il che equivale anche a promuoverlo evidenziando le caratteristiche di autenticità e bellezza. 

Napoli non deve darsi l’obiettivo, velleitario e illusorio, di essere la prima città al mondo per arrivi e presenze. Napoli deve darsi un altro obiettivo, quello di essere la Città dove si sta meglio al mondo, dove stanno bene sia i residenti che gli ospiti, e deve trasmettere a tutto il mondo questa percezione e questa realtà, questa deve essere la base per una nuova strategia turistica, questo è il pilastro del turismo sostenibile e responsabile; i risultati arriveranno di conseguenza.


4.5.21

Giovedì 6 maggio ore 18 - Webinar “Infrastrutture verdi per contrastare i cambiamenti climatici. Regolamento e Piano del Verde: modelli di gestione del verde pubblico e privato"


Giovedì 6 maggio alle 18 grazie ai Ricostituenti per Napoli, le Associazioni promotrici del “Manifesto del verde per Napoli(FIAB Napoli Cicloverdi, Green Italia Campania, Legambiente IRIDE Napoli, Legambiente Parco Letterario Vesuvio, WWF Napoli) insieme anche ad ASSO.IMPRE.DI.A, presentano il webinar dal titolo “Infrastrutture verdi per contrastare i cambiamenti climatici. Regolamento e Piano del Verde: modelli di gestione del verde pubblico e privato”. 
L’evento sarà in diretta Facebook sulla pagina Ricostituente per Napoli al seguente link:  www.facebook.com/ricostituentepernapoli/.

In questo webinar si confronteranno, sui temi del verde pubblico, autorevoli responsabili tecnici di quattro Città Metropolitane: Bologna, Palermo, Roma, Torino. Si discuterà sugli obblighi per i comuni in materia di pianificazione del verde urbano. Con la legge n. 113/1992, modificata dalla L. 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, si introduce per i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti l'obbligo di porre a dimora un albero per ogni neonato. Con la stessa legge n. 10/2013 si dispone che ciascun comune debba provvedere, obbligatoriamente, a censire e classificare gli alberi piantati, nell'ambito del rispettivo territorio, in aree urbane di proprietà pubblica. Il sindaco, durante il suo mandato, deve rendere noto il bilancio arboreo del comune, indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi urbane di propria competenza.

Altro tema rilevante è quello dei criteri ambientali minimi (CAM) per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde. Si rende obbligatorio di recente, sempre per i Comuni con una popolazione superiore ai 15.000 abitanti, di provvedere al Censimento arboreo complessivo (non solo di quello ai sensi della L. 113/92 degli alberi piantati per ogni neonato) cioè l’acquisizione dei dati - un vero e proprio catasto del verde - relativi alla vegetazione presente nel comune, la sua localizzazione, il suo stato di salute e le aspettative di vita. Il censimento arboreo diventa dunque lo strumento conoscitivo necessario per la redazione del Regolamento e del Piano del verde, strumenti rispettivamente utili per la manutenzione ordinaria e straordinaria e per la progettazione e valorizzazione del verde urbano.

Le domande ai relatori verteranno sull’organizzazione del processo partecipativo efficace per la costruzione di tali strumenti, di quali e quante figure professionali è dotato il settore del verde, di come sono stati normati e gestiti i Patti di collaborazione pubblico/privato, quali sono le modalità di affidamento per la manutenzione e progettazione del verde e in che modo sono attivati percorsi di formazione qualificata permanente del personale.

Un incontro di ascolto utile per la implementazione di un modello di gestione e di valorizzazione del verde a Napoli. Tema che le Associazioni dei Manifesto del Verde hanno già  sollevato da tempo. Le associazioni del Manifesto, insieme a rappresentanti degli ordini più interessati e tecnici esperti solo pochi anni fa proposero, nell’ambito dell’istituzione del tavolo del verde promesso su stimolo esterno dalla Amministrazione stessa, tavolo che doveva tradursi in Consulta (cosa mai avvenuta), in una prima bozza di regolamento e negli indirizzi di un Piano, oltre ad un regolamento specifico per gli affidi: tutti strumenti fondamentali purtroppo rimasti nel cassetto, come ricorda Guido Liotti che segue la vicenda per Green Italia Campania.

Tra i relatori,  oltre  Guido Liotti (Green Italia Campania), Ornella Capezzuto (WWF Napoli), Paola Silvi (Legambiente Parco Letterario Vesuvio), Sonia Bruno (Legambiente Iride Napoli), e Maria Teresa Dandolo (Fiab Napoli Cicloverdi) in rappresentanza del Manifesto del Verde, Alberto Patruno (Asso.Impre.Di.A.)

Il dibattito sarà coordinato da Giulia Agrelli e Pino Bruno, moderato da Anna Savarese di Legambiente  Iride e introdotto da Emanuela Coppola, urbanista dell’Università Federico II di Napoli.

30.4.21

La scomparsa Antonio Prisco leader e sindacalista dei riders campania, ci riempie di dolore.


 

"La scomparsa Antonio Prisco leader e sindacalista dei riders campania, ci riempie di dolore.

Sul suo profilo facebook compare in alto sotto il suo nome una frase di Alexander Langer: “Provate sempre a riparare il mondo”. E’ la frase che recentemente ci ripeteva ogni volta che ci incontravamo per ricordarci la sua anima ecologista. 

Chi ha conosciuto Antonio Prisco lo ricorderà per le sue lotte a sostegno dei più deboli, il suo coraggio e la sua determinazione. 

Ci mancheranno la sua infinita umanità e la sua gioia che ispirava il suo agire quotidiano.

Alla sua famiglia e alla sua compagna vanno le condoglianze e la vicinanza di Green Italia.

Lo hano dichiarato Annalisa Corrado Carmine Maturo co-portavoce di Green Italia 


17.4.21

Riapre il Real Bosco di Capodimonte. Chiuso nei we

 


Lunedí, con il passaggio in zona arancione della Campania riapre il Real Bosco di Capodimonte. La riapertura non é la risposta alle legittime richieste di residenti ed ecologisti. La domanda che gli amanti della natura e residenti fanno al Ministro é: Perché su uno stesso territorio Comunale l'apertura di un Parco cambia in base alla proprietà e la gestione? 
Cosí anche per i we "arancioni". I  parchi comunali saranno aperti, (Anche quelli definiti storici come la Villa Comunale, il parco Virgiliano o gli stessi giardini del Niccolini - naturale anticamera del Real Bosco) mentre quelli del Mibac saranno chiusi. É a questa domanda che dovrebbe rispondere Franceschini.
Green Italia Campania chiede al Ministro di adeguare l'orario e le giornate di apertura dei parchi di sua competenza a quelli di proprietà comunale che insistono sullo stesso territorio. Lo dichiara Carmine Maturo Co portavoce Green Italia


11.4.21

Riaprire il Real Bosco di Capodimonte.



Finalmente in Campania i parchi sono aperti
– l’ultima ordinanza del Presidente della Regione Campania sulle ulteriori restrizioni messe in atto in Campania decaduta il 5 Aprile, non rinnovata ulteriormente ha permesso infatti di riaprire parchi, piazze, ville comunali, lungomari e giardini pubblici tranne uno, il Real Bosco di Capodimonte, il più grande polmone verde della città. 

Una distesa di 134 ettari di verde negato ai cittadini del quartiere che da quando è stato chiuso corrono o passeggiano lungo il perimetro del Bosco di Capodimonte, nel traffico e sui marciapiedi, tra lo smog, macchine e motorini.

Green Italia Campania, unitamente ai cittadini del gruppo Facebook Capodimonte/Colli Aminei attraverso la sua amministratrice Giuliana de Lorenzo chiedono al direttore Bellenger ed al Ministro Franceschini che il Real Bosco, essendo non solo un parco storico ma da sempre anche un parco cittadino, si adegui all'apertura degli altri parchi urbani della città di Napoli e dare la possibilità ai cittadini del quartiere di fruire in sicurezza del loro Parco.

Sarebbe pertanto auspicabile, un incontro con il direttore Sylvain Bellenger con l'obiettivo di chiedere una deroga al Ministero e ridare la possibilità di fruizione ai soli residenti del quartiere, in tutta sicurezza, visto che in zona rossa per i residenti di altri quartieri è vietato spostarsi.

 Questo quanto dichiarano Carmine Maturo co-portavoce Green Italia, residente di Capodimonte e Giuliana de Lorenzo Cons. Municipalità 3

9.4.21

WWF, Legambiente, Green Italia, FIAB a confronto con l’Assessore Felaco: ribadita la richiesta di revoca della delibera di affidamento della Villa Comunale a privati. Gli ambientalisti apprezzano la sua scelta di approfondirne le procedure e di avviare finalmente dopo anni di richieste inascoltate il processo partecipativo per il Regolamento e il Piano del Verde


Si è tenuta il pomeriggio del 7 aprile  presso il Comune di Napoli, in simultaneo collegamento in remoto  e con la partecipazione anche del Presidente della Commissione Urbanistica, Mario Coppeto, la riunione  con l’assessore al Verde Luigi Felaco, sollecitata dalle associazioni ambientaliste napoletane in merito alle novità prodottesi relativamente alla riqualificazione dei parchi municipali ed urbani a fronte degli ingenti finanziamenti della Regione e della Città Metropolitana, ma soprattutto con riguardo alla convenzione con concessione per la manutenzione della Villa Comunale all’Associazione Premio  GreenCare e all’impresa Euphorbia. L’intento delle associazioni ambientaliste è stato quello di ribadire, anche con la imprescindibile richiesta di revoca di tale concessione, l’impegno da loro profuso in questi anni perché l’Amministrazione Comunale si dotasse, in linea con i dettami della Legge 10/2013 e con le Linee Guida del Ministero dell’Ambiente sulla gestione del Verde, del Censimento, Regolamento, Piano del Verde, anche con l’insediamento di un’apposita Consulta  tesa a favorire trasparenza e partecipazione per attuare una coerente strategia di potenziamento della rete ecologica, delle infrastrutture verdi e oggi più correttamente di forestazione urbana utile a contrastare gli altissimi livelli di inquinamento atmosferico e le criticità connesse ai cambiamenti climatici. Una strategia sul verde urbano volta a superare gli standard dell’ormai datato DPCM 1444/68 e la anacronistica e riduttiva funzione di verde attrezzato, laddove il verde, anche quello storico da tutelare nelle sue valenze paesaggistiche e di memoria, deve essere integrato in un vero e proprio tessuto connettivo della città occupando anche gli spazi liberi incolti per coniugare biodiversità e ruralità, contrastare il consumo di suolo e contribuire alla resilienza della città.

Le associazioni del Manifesto per il Verde sono giunte finanche a fine 2019, a conclusione di una successione di incontri allargati anche ad altri soggetti associativi e tecnici svolti presso la sede del Comune e in maniera volontaria per circa un anno e mezzo, ad articolare e consegnare ufficialmente una proposta di Regolamento del Verde pubblico e privato di Napoli che potesse avviare il necessario processo partecipativo per l’approvazione in Consiglio Comunale, oltre all'offerta di indirizzi al Piano,  una strutturazione della Consulta ed un approfondimento di regole per gli affidamenti.

Gli inascoltati appelli legati al dare sostanza a quel lavoro che sono seguiti da quella data hanno anche prodotto la discutibile strategia di spesa dei circa 30 M. di euro, con l’aggiunta di 5 M. di euro per ulteriori acquisti di specie arboree ed arbustivi, strategia che ha comportato, almeno per quanto attiene ai fondi regionali, una ben esigua ricaduta sul verde (meno del 5%), privilegiandosi le opere murarie e le attrezzature di arredo e ricreative. E, valutando gli studi di fattibilità propedeutici alla progettazione esecutiva e alla realizzazione delle riqualificazioni dei parchi comunali, è facile presumere che simile ricaduta sul verde avranno anche i fondi della Città Metropolitana, essendo analoghe a quelle dei parchi municipali le categorie di intervento previste per la spesa.

Ma la mancata dotazione di Censimento, Regolamento e Piano del Verde ha anche prodotto la stortura della concessione per la manutenzione triennale della Villa Comunale, la villa del popolo, gravemente compromessa dai lavori della Linea 6 della Metropolitana e che versa in condizioni di degrado a tutti note ad una ditta già individuata e pagata da una Associazione del terzo settore con soldi che saranno erogati dopo le concessione per beneficiare/godere/ dei benefici fiscali.

Le associazioni hanno compiutamente evidenziato all’Assessore Felaco e al Presidente Coppeto le principali criticità dell’atto riassumibili nelle note seguenti.

Nell’Avviso per la Manifestazione d’Interesse del giugno 2019 si parla di collaborazione di enti del terzo settore normata da convenzione per una durata massima di un anno, dato il carattere sperimentale dell’iniziativa e invece nella Deliberazione n. 100 del marzo 2021 viene approvato dalla Giunta un Piano Triennale di manutenzione della Villa Comunale e dato in concessione per tre anni. Questa associazione, che molto presumibilmente non ha i requisiti di una stazione appaltante, incarica senza evidenza pubblica l’impresa Euphorbia la quale redige direttamente (e non Premio GreenCare che stipula la convenzione) il progetto e il quadro economico relativo ai suoi compensi, ottenuti integralmente senza alcun ribasso, come avviene in quasi tutte le gare.

Ma questione ben più grave sollevata dalle associazioni all’Assessore e al Presidente della Commissione Urbanistica riguarda gli 850.000€ garantiti dall’Associazione Premio GreenCare, fondi che in realtà dovranno ancora essere raccolti con l’Art Bonus dalla stessa associazione che si può iscrivere sulla piattaforma solo perché ha in concessione la Villa Comunale. Cosa che ha fatto in tempi recentissimi ma senza poter indicare il progetto proprio perché l’iter di rilascio non è ancora concluso Se nell’avviso fosse stata garantita tale opportunità quante altri enti del terzo settore avrebbero partecipato e perché non si è iscritto direttamente il Comune su Art Bonus, avendo la diretta proprietà del bene?

Altra contraddizione evidenziata dalle associazioni ambientaliste è stata la coesistenza sulla Villa Comunale del finanziamento a valere su Fondi della Città Metropolitana di 2 M. di euro, per la cui spesa è stata già avviata la procedura pubblica da parte del Comune, distinta tra la fase progettuale e quella di appalto all’impresa.

Questa procedura ha tempi brevi tanto da potersi presumere che entro l’estate saranno appaltati i lavori. Cosa succederà nella Villa Comunale con due imprese operanti? Ed Euphorbia non concorrerà? Chi gestirà la logistica del cantiere? Perché il Comune avendo la possibilità di valutare anche un maggiore finanziamento per la Villa Comunale ha inteso limitarlo ai soli 2 milioni di euro e accettare poi il sostegno di anonimi benefattori che doneranno 850.000€ all’associazione solo dopo che la stessa avrà ottenuto la concessione?

È chiaro che il vulnus che ha prodotto queste evidenti criticità  è nell’assenza degli strumenti ordinatori, Censimento, Regolamento, Piano del Verde e lo spazio trasparente di confronto della Consulta, che avrebbero consentito non solo di disciplinare correttamente le forme pur auspicate di collaborazione tra pubblico, privato e privato sociale, ma soprattutto avrebbero garantito una strategia che gerarchizzasse le priorità di intervento senza spalmare i fondi su tutti i parchi ma con cifre dichiaratamente insufficienti (visto che poi si chiede il sostegno del terzo settore) a riqualificare correttamente il verde e non le aree attrezzate.

Il lungo confronto sulle criticità prodotte da una forse troppo affrettata deliberazione, anche suffragato dalle giuste riflessioni poste dal Presidente Coppeto, ha indotto l’Assessore Felaco a ringraziare le associazioni, riconoscendone ancora una volta la loro coerenza nell’agire, e a ravvisare l’opportunità di un approfondimento, anche in sede di Avvocatura, della procedura messa in atto, se non altro in doverosa autotutela dell’Amministrazione Comunale.

Ulteriore elemento di  soddisfazione per le associazioni è stata la promessa dell’Assessore ad attivare le procedure per dotare il Comune degli strumenti ordinatori di cui alla Legge 10/2013, partendo dal contributo offerto dagli ambientalisti insieme a tecnici esperti ben due anni fa di una prima ipotesi di Regolamento, indirizzi di Piano e forma della Consulta. Le associazioni hanno accolto positivamente questo pur tardivo proponimento, chiarendo che sarebbe pregiudizievole per il corretto avvio dei lavori non revocare la concessione che si sta dando  della Villa Comunale, atto maturato in maniera disordinata e affrettata in assenza degli strumenti ordinatori, di cui invece ora opportunamente ci si vuole dotare. E perché non rinviare alla riqualificazione prodotta della Villa con i fondi della Città Metropolitana le modalità di coinvolgimento del privato e del terzo settore (che vanno ben distinti negli specifici ruoli) secondo le norme previste da tali strumenti? 

Ulteriormente positiva è stata, infine, il riscontro dato dall’Assessore Felaco, ancor più avallato dal Presidente Coppeto, all’opportunità di individuare anche con il contributo delle associazioni le modalità per includere il Piano del Verde nella formulazione del PUC in corso, obiettivo utile ad acclarare il ruolo strategico del verde per rendere Napoli una città sostenibile e resiliente, avallando la recente scelta del Comune di entrare nel network delle Green City.


WWF Napoli
Legambiente Parco Letterario del Vesuvio
Legambiente IRIDE
Green Italia Campania
FIAB Napoli



25.3.21

In ricordo di Peppe Tarallo

 
di Maurizio Fraissinet

Chi ha conosciuto Peppe Tarallo ricorderà quel suo modo di agire pacato, il volto sereno la sua capacità di analisi delle situazioni politico – ambientali del territorio e quella sua parlata calma e forbita con un leggero quanto gradevole accenti cilentano.

Assunse una certa notorietà nella prima metà degli anni ’90 del secolo scorso quando divenne sindaco di Montecorice, un piccolo paese del Cilento meridionale con un territorio, però, di grande bellezza paesaggistica e naturalistica. Era la prima volta in Italia che diventava sindaco una persona con la tessera dei Verdi in tasca.

In quella veste si mosse per difendere il territorio del suo comune dalle mire avide di costruttori senza scrupoli che intendevano seppellire quelle bellezze sotto una coltre di cemento e asfalto. Costruttori a capo di imprese edili, che in alcuni casi erano perfino emanazioni di clan camorristici operanti nel capoluogo regionale, che non si facevano scrupolo, ovviamente, di comprare consiglieri comunali locali per ottenere ciò che volevano: il permesso per costruire.

E fu proprio sulla contrarietà ad un permesso per realizzare una devastante operazione di speculazione edilizia che perse la maggioranza in consiglio comunale e dovette dimettersi. 

Ovviamente non smise di lottare, mi chiamò per dirmi di stare molto attento al dibattito in corso in Commissione Consiliare Regionale Ambiente sulla perimetrazione del costituendo Parco Nazionale del Cilento perché sapeva di contatti dell’impresa / clan con consiglieri regionali della maggioranza per tagliare fuori l’area costiera interessata dai confini del Parco. Area costiera, aggiungo io, tra le più belle paesaggisticamente ed estremamente interessante sul piano naturalistico.

Il tentativo dell’impresa / clan dovette andare a vuoto perché nessun consigliere avanzò proposte di esclusione e l’area da allora ricade nei confini del Parco.

Peppe divenne poi anche Presidente del Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano. Succedette a Vincenzo La Valva e fa parte dell’ultima generazione di Presidenti di Parco Nazionale scelti per le competenze ambientali territoriali. 

Per il suo impegno e la sua dedizione alla causa ambientalista - come hanno dichiarato Carmine Maturo e Gabriella Camera - co portavoce di Green Italia Campania - lo ricorderemo tra coloro che, a partire dagli anni ’70, hanno contribuito a costruire la storia dell’ambientalismo in Campania e non solo.

21.3.21

Villa Comunale di Napoli. NO alla gestione del verde ai privati senza un Regolamento e un Piano

Le associazioni ambientaliste chiedono la revoca del provvedimento di affido in gestione e la immediata apertura di un tavolo di confronto sul tema della gestione del verde pubblico e delle risorse economiche ad esso destinate.

L’assegnazione ad un’associazione della Villa Comunale per un periodo che va oltre l’ordinarietà e le regole, assunta da una amministrazione a fine mandato e senza alcun dibattito interno e nessun confronto pubblico, è irricevibile. 

Chiediamo la revoca del provvedimento e la immediata apertura di un confronto pubblico sul tema del verde pubblico e della gestione e dei finanziamenti ad esso destinati.

Auspichiamo lo sblocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione che consenta la ricostituzione delle piante organiche, per garantire la  professionalità e competenze nella gestione e manutenzione dei principali beni culturali e ambientali  della città.      

“Alla fine, dove non c’è stata capacità e volontà di valorizzare e gestire il verde pubblico, si fanno necessariamente avanti forme alternative di cura, per non rischiare di perdere il patrimonio arboreo della città. SI ad affidamenti e gestioni innovative  ma con regole e trasparenza, senza eludere il codice  degli appalti”- così si esprimono le associazioni ecologiste firmatarie di questo documento, che da anni e per loro mission seguono la situazione del verde a Napoli, ma “non  ritengono che per  la Villa Comunale di Napoli, con il suo carico storico e paesaggistico, sia il caso di applicare queste modalità”.

La difficoltà non si pone con l’associazione GREEN CARE, che mostra - da parte sua - una buona volontà di risposta ad un problema sempre più grave, ma è una questione di metodo, e diremo deontologica, da riportare in seno ad un'Amministrazione comunale che della vicenda Beni Comuni ha fatto un vessillo per tutto il suo doppio mandato.

La collaborazione pubblico/privato - preferibilmente terzo settore, imprese sociali ma anche cittadini in gruppi informali, organizzati e con i dovuti controlli, oltre all'imprenditoria classica - è una novità prevista ed utile ed è stata oggetto principale del lavoro partecipato sul Regolamento del Verde pubblico e privato della città di Napoli e su alcuni indirizzi di piano che pochi anni fa il Tavolo del Verde, composto da tecnici ed ambientalisti e convocato dalla stessa Amministrazione, elaborò e donó a costo zero all'Amministrazione Comunale.

C’è stato infatti un momento in cui con l’Assessore Borriello - uno dei vari succedutisi in questa amministrazione - le associazioni WWF, Legambiente e Green Italia, che avevano elaborato un Manifesto per il Verde in coordinamento con tante altre associazioni storiche napoletane, avevano ottenuto prima la costituzione di un Tavolo verde e poi la promessa della istituzione di una Consulta per il Verde, che però non si è mai concretizzata. Per supplire a questo vuoto totale le associazioni  ed i tecnici coinvolti  elaborarono e offrirono all’ Amministrazione, nel novembre 2019, una bozza di Regolamento del Verde che doveva costituire la base per l’approvazione definitiva in Consiglio comunale e che sarebbe stato un magnifico esempio di un processo partecipativo per il recupero del verde. Napoli resta una delle poche città italiane ancora senza questo strumento, come si evince anche dal rapporto di Urban Nature del WWF 2018.

Tutto questo non è accaduto ed oggi ci si trova, di punto in bianco, la storica Villa Comunale in procinto di essere affidata ad un soggetto privato senza che se ne conoscano i termini, le regole del contratto  e senza rispettare i limiti degli affidamenti che hanno un tempo massimo sperimentale di un anno. Non sappiamo neppure se, prevedendo l’accordo con GREEN CARE l’intervento di sponsor, sia stato  considerato il Regolamento per la disciplina e la gestione delle sponsorizzazioni  in vigore. Per di più in un momento in cui l’Amministrazione, con fondi sia propri che della Città metropolitana e della Regione e per un importo complessivo superiore ai 30 milioni di euro, si appresta a riqualificare diversi parchi cittadini appare incomprensibile che non si sia pensato ad un piano di gestione di tutto il patrimonio verde della città, destinato a morire nell'abbandono a meno di ulteriori benefattori che se ne prendano cura.

La novità della quale stiamo parlando rende evidente il fallimento su tutti i fronti di questa AC riguardo ad una tematica tanto delicata e tanto più grave per come già detto in merito all'importanza data alla gestione partecipata dei Beni Comuni.

E visto che non c'è neanche più la scusa delle elezioni imminenti, chiediamo con forza, oltre all'adozione del Regolamento attraverso l'iter consiliare e l'avvio dell'iter di affidamento del Piano del Verde, che il percorso del Tavolo del Verde - bruscamente interrotto - venga ristabilito e trovi il suo naturale compimento nella Consulta del Verde della Città di Napoli uno spazio di confronto di qualità e di garanzia per tutti, del quale sentiamo ancora di più la mancanza.


Le associazioni del Manifesto per il Verde della città di Napoli:

Ornella Capezzuto, Francesco Marino - WWF Napoli
Paola Silvi - LEGAMBIENTE Circolo letterario Vesuvio
Anna Savarese - LEGAMBIENTE Circolo IRIDE
Guido Liotti, Maria Gabriella Camera - Green Italia Campania
Teresa Dandolo - FIAB Cicloverdi

12.1.21

Piazza Bellini, ennesime oscene capitozzature. La gestione del verde di Napoli ancora senza regole


di Guido Liotti
direttivo Green Italia Campania

Errare è umano ma perseverare è diabolico. I pareri di esperti e sensibili di tecnici e cittadini sono continuamente inascoltati da questa Amministrazione Comunale.

A maggio, in un precedente articolo su questo spazio, facevamo il punto in merito alla complessa vicenda del Regolamento del verde cittadino pubblico e privato, l’istituzione della Consulta dedicata ed un Piano del Verde, fondamentale anche per l’uso delle risorse che sono entrate recentemente dalla Città Metropolitana.

Strumenti ancora assenti che invece avevano avuto, nel programma elettorale per il secondo mandato, un notevole risalto.

Mentre da un lato salutiamo con piacere il quintuplicare delle risorse messe a disposizione per la manutenzione del verde nel miracolato ultimo bilancio e l’innesto di poche nuove forze tra il personale dedicato, riteniamo ancora di più incoerente l’atteggiamento rispetto all'adozione dei preziosi strumenti citati. Del resto lo stesso Sindaco mesi fa aveva ammesso un difetto su questo tema e la necessità di mettere azioni in campo per un rapido recupero in questa chiusura di mandato.

L’Assessore Felaco riporta giornalmente su Facebook il bollettino di iniziative lodevoli, come le manutenzioni di periferia che non si facevano da anni, e non possiamo ovviamente non essere contenti riguardo alla  tanto agognata ripresa dei lavori per il Parco dell’Ex Gasometro al Vomero.

Ma è evidente la mancanza di un disegno integrato in merito a tutte queste azioni. Un’azione coordinata che si dovrebbe nutrire di uno spazio di confronto trasparente con tutte le forze competenti ed appassionate di questa città, come prevedeva del resto l'adozione della Consulta. Così facendo si eviterebbero una volta per tutte quelle situazioni oscene alle quali non ci siamo mai assuefatti, come l’intervento di Piazza Bellini di questi giorni.

Le foto che stanno girando e che vedete anche qui purtroppo parlano chiaro, si tratta dell’ennesimo intervento invasivo per quei poveri alberi. Una modalità verificata molto spesso in precedenza che non riusciamo a capire e tollerare più e che il Regolamento mancante, redatto insieme anche ad agronomi  e botanici esperti e donato gratuitamente a quest'Amministrazione qualche anno fa, metterebbe definitivamente da parte.

Ed eccoci ancora costretti nuovamente a coinvolgere tutte le forze attive in questo campo, indicendo a breve dei nuovi Stati Generali autoconvocati per il verde pubblico e privato cittadino.

Si sono persi altri quattro anni da quando li promuovemmo in questa fase amministrativa. E se desiderate fare il punto sulle vicende di questa consiliatura, che  scaturirono come conseguenza operativa di quella fase, ecco  il link che riporta al documento di Maggio 2020:   https://www.greenewsdeal.org/2020/05/

“Registriamo purtroppo ancora la vera e propria assenza di confronto dell’Assessorato e del Servizio competente nei confronti del Tavolo cittadino con associazioni ed esperti istituito dalla stessa Amministrazione con l'Assessore Borriello e sugli impegni assunti in precedenza” - dichiarano Carmine Maturo portavoce di Green Italia e  Maurizio Fraissinet del direttivo Green Italia - “Prendiamo atto di questa situazione di impasse e, insieme a tutta Green Italia Campania, chiediamo con forza all'Amministrazione di dare in tempi brevi, anche per dimostrare l'effettiva volontà politica di risolvere le problematiche rispetto alle gravi carenze riscontrate, risposte concrete al fine di evitare ulteriori disastri sul verde urbano”