25.3.21

In ricordo di Peppe Tarallo

 
di Maurizio Fraissinet

Chi ha conosciuto Peppe Tarallo ricorderà quel suo modo di agire pacato, il volto sereno la sua capacità di analisi delle situazioni politico – ambientali del territorio e quella sua parlata calma e forbita con un leggero quanto gradevole accenti cilentano.

Assunse una certa notorietà nella prima metà degli anni ’90 del secolo scorso quando divenne sindaco di Montecorice, un piccolo paese del Cilento meridionale con un territorio, però, di grande bellezza paesaggistica e naturalistica. Era la prima volta in Italia che diventava sindaco una persona con la tessera dei Verdi in tasca.

In quella veste si mosse per difendere il territorio del suo comune dalle mire avide di costruttori senza scrupoli che intendevano seppellire quelle bellezze sotto una coltre di cemento e asfalto. Costruttori a capo di imprese edili, che in alcuni casi erano perfino emanazioni di clan camorristici operanti nel capoluogo regionale, che non si facevano scrupolo, ovviamente, di comprare consiglieri comunali locali per ottenere ciò che volevano: il permesso per costruire.

E fu proprio sulla contrarietà ad un permesso per realizzare una devastante operazione di speculazione edilizia che perse la maggioranza in consiglio comunale e dovette dimettersi. 

Ovviamente non smise di lottare, mi chiamò per dirmi di stare molto attento al dibattito in corso in Commissione Consiliare Regionale Ambiente sulla perimetrazione del costituendo Parco Nazionale del Cilento perché sapeva di contatti dell’impresa / clan con consiglieri regionali della maggioranza per tagliare fuori l’area costiera interessata dai confini del Parco. Area costiera, aggiungo io, tra le più belle paesaggisticamente ed estremamente interessante sul piano naturalistico.

Il tentativo dell’impresa / clan dovette andare a vuoto perché nessun consigliere avanzò proposte di esclusione e l’area da allora ricade nei confini del Parco.

Peppe divenne poi anche Presidente del Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano. Succedette a Vincenzo La Valva e fa parte dell’ultima generazione di Presidenti di Parco Nazionale scelti per le competenze ambientali territoriali. 

Per il suo impegno e la sua dedizione alla causa ambientalista - come hanno dichiarato Carmine Maturo e Gabriella Camera - co portavoce di Green Italia Campania - lo ricorderemo tra coloro che, a partire dagli anni ’70, hanno contribuito a costruire la storia dell’ambientalismo in Campania e non solo.

21.3.21

Villa Comunale di Napoli. NO alla gestione del verde ai privati senza un Regolamento e un Piano

Le associazioni ambientaliste chiedono la revoca del provvedimento di affido in gestione e la immediata apertura di un tavolo di confronto sul tema della gestione del verde pubblico e delle risorse economiche ad esso destinate.

L’assegnazione ad un’associazione della Villa Comunale per un periodo che va oltre l’ordinarietà e le regole, assunta da una amministrazione a fine mandato e senza alcun dibattito interno e nessun confronto pubblico, è irricevibile. 

Chiediamo la revoca del provvedimento e la immediata apertura di un confronto pubblico sul tema del verde pubblico e della gestione e dei finanziamenti ad esso destinati.

Auspichiamo lo sblocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione che consenta la ricostituzione delle piante organiche, per garantire la  professionalità e competenze nella gestione e manutenzione dei principali beni culturali e ambientali  della città.      

“Alla fine, dove non c’è stata capacità e volontà di valorizzare e gestire il verde pubblico, si fanno necessariamente avanti forme alternative di cura, per non rischiare di perdere il patrimonio arboreo della città. SI ad affidamenti e gestioni innovative  ma con regole e trasparenza, senza eludere il codice  degli appalti”- così si esprimono le associazioni ecologiste firmatarie di questo documento, che da anni e per loro mission seguono la situazione del verde a Napoli, ma “non  ritengono che per  la Villa Comunale di Napoli, con il suo carico storico e paesaggistico, sia il caso di applicare queste modalità”.

La difficoltà non si pone con l’associazione GREEN CARE, che mostra - da parte sua - una buona volontà di risposta ad un problema sempre più grave, ma è una questione di metodo, e diremo deontologica, da riportare in seno ad un'Amministrazione comunale che della vicenda Beni Comuni ha fatto un vessillo per tutto il suo doppio mandato.

La collaborazione pubblico/privato - preferibilmente terzo settore, imprese sociali ma anche cittadini in gruppi informali, organizzati e con i dovuti controlli, oltre all'imprenditoria classica - è una novità prevista ed utile ed è stata oggetto principale del lavoro partecipato sul Regolamento del Verde pubblico e privato della città di Napoli e su alcuni indirizzi di piano che pochi anni fa il Tavolo del Verde, composto da tecnici ed ambientalisti e convocato dalla stessa Amministrazione, elaborò e donó a costo zero all'Amministrazione Comunale.

C’è stato infatti un momento in cui con l’Assessore Borriello - uno dei vari succedutisi in questa amministrazione - le associazioni WWF, Legambiente e Green Italia, che avevano elaborato un Manifesto per il Verde in coordinamento con tante altre associazioni storiche napoletane, avevano ottenuto prima la costituzione di un Tavolo verde e poi la promessa della istituzione di una Consulta per il Verde, che però non si è mai concretizzata. Per supplire a questo vuoto totale le associazioni  ed i tecnici coinvolti  elaborarono e offrirono all’ Amministrazione, nel novembre 2019, una bozza di Regolamento del Verde che doveva costituire la base per l’approvazione definitiva in Consiglio comunale e che sarebbe stato un magnifico esempio di un processo partecipativo per il recupero del verde. Napoli resta una delle poche città italiane ancora senza questo strumento, come si evince anche dal rapporto di Urban Nature del WWF 2018.

Tutto questo non è accaduto ed oggi ci si trova, di punto in bianco, la storica Villa Comunale in procinto di essere affidata ad un soggetto privato senza che se ne conoscano i termini, le regole del contratto  e senza rispettare i limiti degli affidamenti che hanno un tempo massimo sperimentale di un anno. Non sappiamo neppure se, prevedendo l’accordo con GREEN CARE l’intervento di sponsor, sia stato  considerato il Regolamento per la disciplina e la gestione delle sponsorizzazioni  in vigore. Per di più in un momento in cui l’Amministrazione, con fondi sia propri che della Città metropolitana e della Regione e per un importo complessivo superiore ai 30 milioni di euro, si appresta a riqualificare diversi parchi cittadini appare incomprensibile che non si sia pensato ad un piano di gestione di tutto il patrimonio verde della città, destinato a morire nell'abbandono a meno di ulteriori benefattori che se ne prendano cura.

La novità della quale stiamo parlando rende evidente il fallimento su tutti i fronti di questa AC riguardo ad una tematica tanto delicata e tanto più grave per come già detto in merito all'importanza data alla gestione partecipata dei Beni Comuni.

E visto che non c'è neanche più la scusa delle elezioni imminenti, chiediamo con forza, oltre all'adozione del Regolamento attraverso l'iter consiliare e l'avvio dell'iter di affidamento del Piano del Verde, che il percorso del Tavolo del Verde - bruscamente interrotto - venga ristabilito e trovi il suo naturale compimento nella Consulta del Verde della Città di Napoli uno spazio di confronto di qualità e di garanzia per tutti, del quale sentiamo ancora di più la mancanza.


Le associazioni del Manifesto per il Verde della città di Napoli:

Ornella Capezzuto, Francesco Marino - WWF Napoli
Paola Silvi - LEGAMBIENTE Circolo letterario Vesuvio
Anna Savarese - LEGAMBIENTE Circolo IRIDE
Guido Liotti, Maria Gabriella Camera - Green Italia Campania
Teresa Dandolo - FIAB Cicloverdi