In “Come la luce
dell’Alba” il tratto autobiografico e la
finzione del romanzo si presentano in un interessantissima miscela. La storia, ambientata esattamente 50 anni fa, parla con forza al nostro tempo anche se il contesto locale e nazionale descritto
con precisione ci riporta a quegli anni come un esperienza profondamente immersiva.
Il romanzo avvincente con una densa struttura
che incuriosisce ed emoziona fino alle ultime pagine grazie anche ad un
parterre di personaggi per niente banali
risulta al contempo quasi un compendio, applicato al nostro territorio,
dei contenuti dell’enciclica “ Laudato Si” di Papa Francesco. L’autore non a caso è da sempre impegnato in
ambito sociale ambientalista ed ecclesiale ed ovviamente affida molto della sua
esperienza di vita a diversi personaggi immaginari e non solo al protagonista.
In una Chiesa ancorata a vecchie logiche di potere a braccetto
con la DC, nei mesi del referendum per
il divorzio, durante la crisi petrolifera e la caduta di Franco in Spagna quasi
per inerzia, siamo a cavallo tra ’73 e ’74, Sergio, un giovane prete agostiniano
colto e coraggioso, compie una piccola rivoluzione collettiva ed infine
profondamente personale in una
sconosciuta periferia di Napoli occidentale. La storia infatti è ambientata nel quartiere di Pianura che in quegli anni, ma per certi
versi ancora adesso, si caratterizza per la ruralità.
I mostri da combattere
fin da subito sono tanti, una Camorra a braccetto con una pessima borghesia e
tollerata nei fatti anche dai governanti della città, pronta a sventrare per sempre quel territorio scacciando i suoi indifesi ospiti contadini, il vero presidio della
bellezza di quel territorio oltre ad una
piccola comunità ancora più debole; un tema nel tema sulle tolleranze e la
conoscenza ed il rispetto dell’altro. Si aggiungono, seguendo la narrazione, il
tema dell’ignavia che a volte si sviluppa in buona fede ma può creare danni
irreparabili, quello del dogma della Chiesa che non aiuta l’applicazione della
vera parola del Cristo oltre ad un tema
scabroso trattato con molta sensibilità e saggezza dall’autore.
Sullo sfondo della vicenda che si dipana in pochi mesi sentiamo sempre il respiro della natura e le
sue stagioni ancora ben definite in quei tempi con un autunno avvolgente, un
inverno cupissimo e piovoso ed una primavera che stenta ad arrivare ma che
esploderà con tutto il suo Amore nel finale.
L’effetto devastante alla base del racconto, personalmente
l’ho potuto osservare direttamente sul
luogo nell’immediato post-terremoto. In quella fase l’argine sul dilagare della
speculazione edilizia che i protagonisti della storia difendevano insieme a WWF e Italia Nostra con un Antonio
Iannello, unico omaggiato con una sua
presenza reale oltre al Sindaco dell’epoca, ed una Coldiretti ed il Partito
Comunista soggetti che risultavano
ancora
un riferimento utile, si ruppe quasi definitivamente.
Oggi non è tutto perduto a ben vedere qualche brano di
quella ruralità di qualità resiste ancora e va fortemente tutelato. Il romanzo di Pio fa venire voglia di combattere
con saggezza ancora. E’ forte L’impatto alla lettura per chi di noi si è
mosso per la tutela del nostro
territorio ma sono sicuro che per i temi
trattati e l’ottima scrittura appassionerà quasi tutti i lettori.
Pio Russo Krauss, medico educatore in ambito sanitario ed
ambientale con un forte impegno in ambito sociale ed ecclesiale, é stato
presidente del Centro Culturale Giovanile, militante di associazioni ambientali
e e pacifiste. E' attualmente il
Presidente dell’Associazione "Marco Mascagna".
Il libro è edito da La Valle del Tempo, Napoli.
Guido Liotti