“Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme agli altri”
27.1.24
COMUNICATO STAMPA: DONNE IN CAMMINO PER LA PACE
20.1.24
Il Complesso Termale del Solaro, un‘opera di architettura razionalista da tutelare
La decisione della Regione di realizzare un nuovo Ospedale sui resti del Complesso Termale del Solaro a Castellammare di Stabia dovrebbe essere oggetto di una maggiore attenzione da parte dei media, della classe politica e della stessa opinione pubblica. Il tema non è relativo solo al riassetto del sistema ospedaliero, con una scelta non supportata da nessun strumento di pianificazione, ma coinvolge anche altri aspetti. Tra i tanti, quale visione strategica del territorio giustifica un ospedale e non un’altra funzione? Quale approccio culturale si ha nei confronti della storia e delle espressioni culturali del nostro territorio, con particolare riferimento ad esempi rilevanti di architettura razionalista, come nel caso delle Terme del Solaro?
La decisione della Regione (alla quale va il merito di aver acquisito il Complesso al patrimonio pubblico) dovrebbe derivare dal confronto di più alternative progettuali, i cui risultati dovrebbero essere resi pubblici. Altrimenti è lecito chiedersi se sia giusto spendere 180 milioni di euro per la realizzazione di un ospedale e non invece per il rilancio del Complesso termale e se tale scelta sia in sintonia con le ambizioni turistiche della città, con il rischio di trasformarsi da occasione di uno sviluppo di qualità ad un suo freno. Altra domanda: preventivamente si è tenuto conto della compatibilità delle funzioni sanitarie con le caratteristiche architettoniche di pregio del Complesso Termale o si è ritenuto questo aspetto “ininfluente” rispetto ad una decisione presa a monte? Ancora, lo stato di degrado a cui è stato colpevolmente ridotta l’opera è un valido motivo per la sua demolizione o non dovrebbe essere una ragione per il suo restauro architettonico? Le notizie riportate sulla stampa sembrano invece evidenziare che il Complesso delle Terme del Solaro sia ritenuto solo un fastidioso ostacolo da rimuovere (addirittura entro l’estate) per dare spazio al nuovo Ospedale.
Eppure, eppure, le Terme del Solaro rappresentano uno degli esempi piu’ significativi dell’architettura razionalista in Italia. Opera di architetti di grande spessore come Carlo Cocchia (Stadio san Paolo, Mostra d’Oltremare), Franco Iossa, Alfredo Sbriziolo, Gerardo Mazziotti. Nei corsi di progettazione delle facoltà di Architettura il Complesso delle Terme viene studiato non solo per il suo valore intrinseco ma anche per i riferimenti alla cultura architettonica europea (Alvar Aalto nell’edificio di Sbriziolo). La Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, nel suo censimento delle architetture italiane, dedica una specifica scheda al “Complesso Termale del Solaro” (https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it/scheda-opera?id=4076) il cui progetto, fra l’altro, fu vincitore di un Concorso internazionale di progettazione. Nella stessa scheda sono riportate ulteriori motivazioni che ne giustificano l’inserimento tra le “architetture italiane” e precisamente:
1. L’opera è citata in molti studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e internazionale;
3. L’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Infine, la bibliografia dedicata all’Opera è vastissima (es. Architettura: Cronache e storia di B. Zevi, n. 119 del 5.9.1965) e l’opera è riportata tra “I luoghi del cuore” del F.A.I.
In questo scenario, a fronte di tanta “sostanza”, non abbiamo dubbi che la Soprintendenza vorrà intervenire per salvaguardare un'opera che è inclusa nel catalogo del suo stesso ministero.
Vincenzo Russo
(pubblicato su "Repubblica" edizione di Napoli del 19/01/2024)
19.1.24
Il verde resta ancora una "chimera" a Napoli: scongiuriamo il modello di riqualificazione del Parco Mascagna
E’ di poche ore fa la notizia che gli agronomi del Comune hanno segnalato come abbattibili i lecci anzianissimi che caratterizzano l'emiciclo centrale del Parco Mascagna solo mediante un analisi visiva di massima. Tutto questo nonostante i dubbi espressi anche da consiglieri comunali di maggioranza oltre che alla quasi totalità delle associazioni ecologiste.
Questo ennesimo
atto ci riporta alla ragione del perché gli ambientalisti non plaudono alle
modalità adottate riguardo ai progetti sul verde presentati in pompa magna la
settimana scorsa dal Comune di Napoli
In questa occasione,
Sindaco, Assessore del ramo e tecnici di riferimento, oltre ad alcuni consulenti,
hanno parlato degli interventi relativi in particolare a due importanti parchi
urbani, la Villa Comunale e il Virgiliano
con il Viale Virgilio, finanziati con
fondi della Città Metropolitana e PNRR, ed accennato ai prossimi interventi su una
serie di parchi di scala di quartiere, compreso il Parco Mascagna, già purtroppo
in fieri con quelle modalità constatate.
Tutte queste
realtà saranno oggetto di approfondimenti dettagliati in articoli a seguire.
Fa da
contraltare all’entusiasmo dell’Amministrazione Comunale la perplessità degli
ambientalisti in merito alle procedure utilizzate per la riqualificazione, in
particolare di due luoghi così emblematici e particolarmente
significativi per la loro valenza storica, artistico e paesaggistica.
I progetti
dei due grandi parchi e quelli minori sono invece stati maturati e condivisi
unicamente all’interno degli uffici dell’Amministrazione Comunale e con
un’interlocuzione con altri Enti pubblici sovraordinati solo in sede di conferenza dei
servizi.
Dalle
comunicazioni date solo ora in conferenza stampa si evince che l’integrazione
dei fondi PNRR nel caso dei due grandi Parchi citati sono convogliate solo
sulla costruzione di opere infrastrutturali viarie. Si disattende lo spirito
dell’impiego dei fondi del PNRR che hanno promosso i progetti di forestazione
urbana. Le aspettative sono state deluse per lo scarso peso dato al
potenziamento della componente vegetazionale che viene mortificata dalle opere
infrastrutturali di pavimentazione (addirittura per il Virgiliano nel caso del secondo lotto nemmeno
drenante) di arredo, di recinzione ecc. molto spesso procedendo anche
all’abbattimento di alberi senza che possano essere sostituiti da nuovi di pari
dimensioni (grandi trapianti).
In
particolare, per il caso del Virgiliano si evidenzia un totale contrasto con l’approccio utilizzato
per il primo lotto da finanziamento di Città Metropolitana, ancora in una breve
fase di approvazione, che resta l’unica progettazione davvero coerente con i
principi di pianificazione resiliente e rispettosi delle componenti naturali
con recupero di biodiversità, principi che
invece dovrebbero caratterizzare come dicevamo in pieno un corretto utilizzo
dei fondi del PNNR.
Per la
scarsa volontà dimostrata purtroppo dall’Amministrazione di aprire a veri
processi partecipativi che consentono un ascolto attivo e un confronto sulle
scelte strategiche da intraprendere, il tema della “resilienza” che nella
strategia del Green Deal sottesa al PNRR ha la stessa dignità della
“ripresa” non esercita il suo ruolo di stimolo per un nuovo modello di sviluppo
che esalti il ruolo strategico del verde e oggi. In particolare, ci riferiamo
alla nostra reiterata richiesta di costituzione di una Consulta del Verde, spazio
di confronto fondamentale anche per poter supportare l'Amministrazione stessa su
scelte che non possono essere determinate esclusivamente dalla Soprintendenza. Una
Consulta in grado anche di proporre il controllo
e l’applicazione di soluzioni ambientali in linea con i principi DSHN (che non
arrechino nessun danno all’ambiente), del Green New Deal e con i Criteri
Ambientali Minimi (CAM), obbligatori per legge ed a maggior ragione per
l’utilizzo dei fondi del PNRR.
In tal modo
si potrà aiutare l’Amministrazione
Comunale a rispondere meglio alle sfide degli effetti dei cambiamenti climatici.
Questo va
garantito non solo agendo su specifiche aree verdi, ma inquadrandolo in una
compiuta pianificazione delle infrastrutture verdi che manca per la nostra Città
e per effetto positivo per l’intera area Metropolitana, pensiamo ad esempio ai parchi
regionali che attraversano la Città.
Occorre garantire
la connessione di tutte le aree verdi, pubbliche e private, con la rete
ecologica, favorendo la salvaguardia delle biodiversità, il contrasto
all’inquinamento atmosferico, alle isole di calore e alle bombe d’acqua, senza
tralasciare di esaltare le valenze estetiche e sociali del verde per la qualità
della vita e la salute dei cittadini e dell’ambiente.
Un'interlocuzione costante oggi ancor più
necessaria, alla luce della prossima variante al Piano Regolatore, che deve
necessariamente integrarsi con il Piano del Verde.
Per
completezza riportiamo un breve specchietto tratto da fonti del Comune riguardo
ai costi e tempistiche degli interventi di riqualificazione citati.
Riqualificazione
Villa Comunale
I LOTTO:
1.985.115,10 € finanziato con risorse economiche rese disponibili dal Piano
Strategico della Città Metropolitana di Napoli. Durata lavori: 10 mesi.
II LOTTO:
2.000.000,00 € finanziato con risorse economiche rese disponibili dal Piano
Sostegni al PNRR Grandi Città. Durata lavori: 14 mesi.
Parco Virgiliano e Viale Virgilio
I LOTTO: 1.700.000,00
€ finanziato con risorse economiche rese disponibili dal Piano Strategico della
Città Metropolitana di Napoli. Durata lavori: 12 mesi
II° LOTTO:
2.000.000,00 € finanziato con risorse economiche rese disponibili dal Piano
Sostegni al PNRR Grandi Città. Durata lavori: 12 mesi.
Gli altri
parchi oggetto di riqualificazione oltre i due comunali più citati
nell’articolo
1) Parco Mascagna: 450 mila euro (lavori
iniziati il 21/11/2023)
2) Parco Scampia: 1 milione di euro
3) Parco Gaetano Errico: 500mila euro
4) Parco San Gennaro: 600mila euro
5) Parco De Filippo: 500mila euro
6) Parco del Poggio: 700mila euro
(L’articolo trae spunto da riflessioni condivise con alcune associazioni che hanno da tempo costituito gli Stati Generali del Verde: Fiab NapoliCicloverdi - Legambiente Iride - Legambiente Parco Letterario Vesuvio - WWFNapoli - Gente Green Aps)
Guido Liotti
14.1.24
Voglia di futuro
Eppure le “norme” di una legge urbanistica sono tanti tasselli per la concretizzazione di una visione strategica che incide in modo determinante sul futuro del territorio e su quello delle giovani generazioni. Per questi motivi è importante che l’opinione pubblica sia correttamente informata sulle evoluzioni legislative e partecipi attivamente. La proposta di legge regionale, come evidenziato da associazioni ambientaliste, comitati civici e sindacati, nasce già vecchia, nonostante una proiezione ventennale, come per la 16/04, con l’obbligo di scelte che rispondano alle criticità attuali ma anche a quelle dei prossimi decenni.
1. Gli impegni dell’Italia nel Green New Deal per ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050;
2. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, incluse le linee guida per i Sistemi urbani di drenaggio sostenibile;
3. La nuova legge sulla natura, la Nature Restoration Law, approvata dal Parlamento europeo il 12 luglio 2023 per promuovere la biodiversità e l'azione per il clima in tutta Europa, oltre a introdurre strumenti normativi per la prevenzione e tutela della salute umana e per integrare le politiche ambientali in vigore.
Apparentemente possono sembrare temi astratti, ma essi affrontano aspetti quotidiani del vivere di ogni cittadino. Gli impegni per la de-carbonizzazione entro 25 anni mirano a migliorare la qualità dell’aria e a immaginare un nuovo modello di mobilità non incentrato sull’auto e con l’obbiettivo di ridurre in modo sostanziale il traffico, l’inquinamento acustico e atmosferico, il recupero sociale delle strade.
Comitato tecnico-scientifico Nurige