27.1.24

COMUNICATO STAMPA: DONNE IN CAMMINO PER LA PACE


Il 27 gennaio 2024 si terrà la terza azione delle Donne in Cammino per la Pace di Brescia.
Il primo cammino del 4 novembre 2023 ha messo distanza tra il luogo simbolo dell’antifascismo e del rifiuto delle guerre, la piazza della Loggia di Brescia, e un luogo di aggressione e di morte, la base militare di Ghedi.
Con il secondo cammino del 6 dicembre ci siamo incontrate e scambiate il testimone, lo straccio di Pace, in Piazza della Loggia, dopo esser partite, come le donne del mondo, da luoghi differenti.
Nel nostro terzo cammino, il 27 gennaio, saremo protagoniste in molti paesi della provincia e della città con l'urlo CESSATE IL FUOCO! Ciascuna di noi nel giorno della memoria esprime la propria opposizione ai vecchi e nuovi genocidi nel mondo.
IL SILENZIO ci interroga e mette in pausa il frastuono delle guerre consumate sui corpi dei più fragili.
LO STRACCIO BIANCO appeso al braccio è simbolo ereditato dalle proteste contro la guerre e, nella sua semplicità, dice la grandezza di un gesto di pace.
L’ABITO NERO è simbolo del lutto , non più passivo e privato, delle donne, impegnate nel potente rifiuto delle logiche di morte.
I NOSTRI CORPI, presenti nei principali luoghi pubblici e in diverse località, sono segno concreto di umanità e comunanza.
Le Donne in Cammino per la Pace hanno raccolto il testimone di due associazioni pacifiste e femministe: Woman Wage Peace di Israele e Women of the Sun di Palestina.
Donne in Cammino è una rete di donne accomunate dall’urgenza di chiedere un immediato CESSATE IL FUOCO.
Non utilizziamo loghi identitari, simboli e bandiere che rappresentino appartenenze politiche, religiose, sindacali o associative perché ciascuna di noi si esprime singolarmente in comunanza con tutte.

DONNE IN CAMMINO PER LA PACE, Brescia


20.1.24

Il Complesso Termale del Solaro, un‘opera di architettura razionalista da tutelare

La decisione della Regione di realizzare un nuovo Ospedale sui resti del Complesso Termale del Solaro a Castellammare di Stabia dovrebbe essere oggetto di una maggiore attenzione da parte dei media, della classe politica e della stessa opinione pubblica. Il tema non è relativo solo al riassetto del sistema ospedaliero, con una scelta non supportata da nessun strumento di pianificazione, ma coinvolge anche altri aspetti. Tra i tanti, quale visione strategica del territorio giustifica un ospedale e non un’altra funzione? Quale approccio culturale si ha nei confronti della storia e delle espressioni culturali del nostro territorio, con particolare riferimento ad esempi rilevanti di architettura razionalista, come nel caso delle Terme del Solaro?

La decisione della Regione (alla quale va il merito di aver acquisito il Complesso al patrimonio pubblico) dovrebbe derivare dal confronto di più alternative progettuali, i cui risultati dovrebbero essere resi pubblici. Altrimenti è lecito chiedersi se sia giusto spendere 180 milioni di euro per la realizzazione di un ospedale e non invece per il rilancio del Complesso termale e se tale scelta sia in sintonia con le ambizioni turistiche della città, con il rischio di trasformarsi da occasione di uno sviluppo di qualità ad un suo freno. Altra domanda: preventivamente si è tenuto conto della compatibilità delle funzioni sanitarie con le caratteristiche architettoniche di pregio del Complesso Termale o si è ritenuto questo aspetto “ininfluente” rispetto ad una decisione presa a monte? Ancora, lo stato di degrado a cui è stato colpevolmente ridotta l’opera è un valido motivo per la sua demolizione o non dovrebbe essere una ragione per il suo restauro architettonico? Le notizie riportate sulla stampa sembrano invece evidenziare che il Complesso delle Terme del Solaro sia ritenuto solo un fastidioso ostacolo da rimuovere (addirittura entro l’estate) per dare spazio al nuovo Ospedale.

Eppure, eppure, le Terme del Solaro rappresentano uno degli esempi piu’ significativi dell’architettura razionalista in Italia. Opera di architetti di grande spessore come Carlo Cocchia (Stadio san Paolo, Mostra d’Oltremare), Franco Iossa, Alfredo Sbriziolo, Gerardo Mazziotti. Nei corsi di progettazione delle facoltà di Architettura il Complesso delle Terme viene studiato non solo per il suo valore intrinseco ma anche per i riferimenti alla cultura architettonica europea (Alvar Aalto nell’edificio di Sbriziolo). La Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, nel suo censimento delle architetture italiane, dedica una specifica scheda al “Complesso Termale del Solaro” (https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it/scheda-opera?id=4076) il cui progetto, fra l’altro, fu vincitore di un Concorso internazionale di progettazione. Nella stessa scheda sono riportate ulteriori motivazioni che ne giustificano l’inserimento tra le “architetture italiane” e precisamente: 

1. L’opera è citata in molti studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e internazionale; 

2. L’opera è stata progettata da una figura di rilievo nel panorama dell’architettura nazionale e/o internazionale 
3. L’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata. 

Infine, la bibliografia dedicata all’Opera è vastissima (es. Architettura: Cronache e storia di B. Zevi, n. 119 del 5.9.1965) e l’opera è riportata tra “I luoghi del cuore” del F.A.I.

In questo scenario, a fronte di tanta “sostanza”, non abbiamo dubbi che la Soprintendenza vorrà intervenire per salvaguardare un'opera che è inclusa nel catalogo del suo stesso ministero.

Vincenzo Russo

(pubblicato su "Repubblica" edizione di Napoli del 19/01/2024)

19.1.24

Il verde resta ancora una "chimera" a Napoli: scongiuriamo il modello di riqualificazione del Parco Mascagna

E’ di poche ore fa la notizia che gli agronomi del Comune hanno segnalato come abbattibili i lecci anzianissimi che caratterizzano l'emiciclo centrale del Parco Mascagna solo mediante un analisi visiva di massima. Tutto questo nonostante i dubbi espressi anche da consiglieri comunali di maggioranza oltre che alla quasi totalità delle associazioni ecologiste.

Questo ennesimo atto ci riporta alla ragione del perché gli ambientalisti non plaudono alle modalità  adottate riguardo ai progetti sul verde presentati in pompa magna la settimana scorsa  dal Comune di Napoli

In questa occasione, Sindaco, Assessore del ramo e tecnici di riferimento, oltre ad alcuni consulenti, hanno parlato degli interventi relativi in particolare a due importanti parchi urbani, la Villa Comunale e il  Virgiliano con il Viale Virgilio,  finanziati con fondi della Città Metropolitana e PNRR, ed accennato ai prossimi interventi su una serie di parchi di scala di quartiere, compreso il Parco Mascagna, già purtroppo in fieri con quelle modalità constatate.

Tutte queste realtà saranno oggetto di approfondimenti dettagliati in articoli a seguire.  

Fa da contraltare all’entusiasmo dell’Amministrazione Comunale la perplessità degli ambientalisti in merito alle procedure utilizzate per la riqualificazione, in particolare di  due  luoghi così emblematici e particolarmente significativi per la loro valenza storica, artistico e paesaggistica.

Sono passati quasi tre anni dalle prime progettazioni dei due parchi comunali, durante i quali sarebbe stato possibile avviare un processo partecipato con i cittadini e con le associazioni per un confronto sulle scelte di materiali, sulle destinazioni d’uso, sulle essenze arboree ed arbustive. Soprattutto sarebbe stato importante confrontarsi sul ruolo a loro attribuito ed al fatto che oggi versano in uno stato di degrado e hanno perso moltissima massa vegetazionale, per orientare la loro riqualificazione alla luce delle emergenze connesse ai cambiamenti climatici. 

I progetti dei due grandi parchi e quelli minori sono invece stati maturati e condivisi unicamente all’interno degli uffici dell’Amministrazione Comunale e con un’interlocuzione con altri Enti pubblici sovraordinati solo in sede di conferenza dei servizi.

Dalle comunicazioni date solo ora in conferenza stampa si evince che l’integrazione dei fondi PNRR nel caso dei due grandi Parchi citati sono convogliate solo sulla costruzione di opere infrastrutturali viarie. Si disattende lo spirito dell’impiego dei fondi del PNRR che hanno promosso i progetti di forestazione urbana. Le aspettative sono state deluse per lo scarso peso dato al potenziamento della componente vegetazionale che viene mortificata dalle opere infrastrutturali di pavimentazione (addirittura per il Virgiliano nel caso del secondo lotto nemmeno drenante) di arredo, di recinzione ecc. molto spesso procedendo anche all’abbattimento di alberi senza che possano essere sostituiti da nuovi di pari dimensioni (grandi trapianti).

In particolare, per il caso del Virgiliano si evidenzia  un totale contrasto con l’approccio utilizzato per il primo lotto da finanziamento di Città Metropolitana, ancora in una breve fase di approvazione, che resta l’unica progettazione davvero coerente con i principi di pianificazione resiliente e rispettosi delle componenti naturali con recupero di biodiversità, principi  che invece dovrebbero caratterizzare come dicevamo in pieno un corretto utilizzo dei fondi del PNNR.

Per la scarsa volontà dimostrata purtroppo dall’Amministrazione di aprire a veri processi partecipativi che consentono un ascolto attivo e un confronto sulle scelte strategiche da intraprendere, il tema della “resilienza” che nella strategia del Green Deal sottesa al PNRR ha la stessa dignità della “ripresa” non esercita il suo ruolo di stimolo per un nuovo modello di sviluppo che esalti il ruolo strategico del verde e oggi. In particolare, ci riferiamo alla nostra reiterata richiesta di costituzione di una Consulta del Verde, spazio di confronto fondamentale anche per poter supportare l'Amministrazione stessa su scelte che non possono essere determinate esclusivamente dalla Soprintendenza. Una Consulta in grado anche di proporre il controllo e l’applicazione di soluzioni ambientali in linea con i principi DSHN (che non arrechino nessun danno all’ambiente), del Green New Deal e con i Criteri Ambientali Minimi (CAM), obbligatori per legge ed a maggior ragione per l’utilizzo dei fondi del PNRR.

In tal modo si  potrà aiutare l’Amministrazione Comunale a rispondere meglio alle sfide degli effetti dei cambiamenti climatici.

Questo va garantito non solo agendo su specifiche aree verdi, ma inquadrandolo in una compiuta pianificazione delle infrastrutture verdi che manca per la nostra Città e per effetto positivo per l’intera area Metropolitana, pensiamo ad esempio ai parchi regionali che attraversano la Città.

Occorre garantire la connessione di tutte le aree verdi, pubbliche e private, con la rete ecologica, favorendo la salvaguardia delle biodiversità, il contrasto all’inquinamento atmosferico, alle isole di calore e alle bombe d’acqua, senza tralasciare di esaltare le valenze estetiche e sociali del verde per la qualità della vita e la salute dei cittadini e dell’ambiente.

Un'interlocuzione costante oggi ancor più necessaria, alla luce della prossima variante al Piano Regolatore, che deve necessariamente integrarsi con il Piano del Verde.

Per completezza riportiamo un breve specchietto tratto da fonti del Comune riguardo ai costi e tempistiche degli interventi di riqualificazione citati.

Riqualificazione Villa Comunale

I LOTTO: 1.985.115,10 € finanziato con risorse economiche rese disponibili dal Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli. Durata lavori: 10 mesi.

II LOTTO: 2.000.000,00 € finanziato con risorse economiche rese disponibili dal Piano Sostegni al PNRR Grandi Città. Durata lavori: 14 mesi.

Parco Virgiliano e Viale Virgilio

I LOTTO: 1.700.000,00 € finanziato con risorse economiche rese disponibili dal Piano Strategico della Città Metropolitana di Napoli. Durata lavori: 12 mesi

II° LOTTO: 2.000.000,00 € finanziato con risorse economiche rese disponibili dal Piano Sostegni al PNRR Grandi Città. Durata lavori: 12 mesi.

Gli altri parchi oggetto di riqualificazione oltre i due comunali più citati nell’articolo

1)     Parco Mascagna: 450 mila euro (lavori iniziati il 21/11/2023)

2)      Parco Scampia: 1 milione di euro

3)      Parco Gaetano Errico: 500mila euro

4)      Parco San Gennaro: 600mila euro

5)      Parco De Filippo: 500mila euro

6)      Parco del Poggio: 700mila euro

(L’articolo trae spunto da riflessioni condivise con alcune associazioni che hanno da tempo costituito gli Stati Generali del Verde: Fiab NapoliCicloverdi - Legambiente Iride - Legambiente Parco Letterario Vesuvio - WWFNapoli - Gente Green Aps)

Guido Liotti

14.1.24

Voglia di futuro

Da mesi è in corso un acceso confronto sulla nuova legge urbanistica della Regione Campania che dovrebbe subentrare, dopo venti anni, alla legge 16 del 2004. Il dibattito resta però nel perimetro della politica e della cultura urbanistica, senza che questo tema scalfisca l’attenzione dell’opinione pubblica. Probabilmente i cittadini associano l’urbanistica alle loro peripezie burocratiche, spesso farraginose, oppure ai dibattiti sui massimi sistemi che molto spesso evidenziano le difficoltà e il girare a vuoto, senza risultati, di grandi progetti come quello di Bagnoli.  


Eppure le “norme” di una legge urbanistica sono tanti tasselli per la concretizzazione di una visione strategica che incide in modo determinante sul futuro del territorio e su quello delle giovani generazioni. Per questi motivi è importante che l’opinione pubblica sia correttamente informata sulle evoluzioni legislative e partecipi attivamente. La proposta di legge regionale, come evidenziato da associazioni ambientaliste, comitati civici e sindacati, nasce già vecchia, nonostante una proiezione ventennale, come per la 16/04, con l’obbligo di scelte che rispondano alle criticità attuali ma anche a quelle dei prossimi decenni. 
Tra l’altro, molte soluzioni per eliminare o ridurre tali criticità sono contenute in altri strumenti legislativi, del tutto ignorati nella proposta regionale. Ci si riferisce in particolare a:

1. Gli impegni dell’Italia nel Green New Deal per ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050;

2. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, incluse le linee guida per i Sistemi urbani di drenaggio sostenibile;

3. La nuova legge sulla natura, la Nature Restoration Law, approvata dal Parlamento europeo il 12 luglio 2023 per promuovere la biodiversità e l'azione per il clima in tutta Europa, oltre a introdurre strumenti normativi per la prevenzione e tutela della salute umana e per integrare le politiche ambientali in vigore.

Apparentemente possono sembrare temi astratti, ma essi affrontano aspetti quotidiani del vivere di ogni cittadino. Gli impegni per la de-carbonizzazione entro 25 anni mirano a migliorare la qualità dell’aria e a immaginare un nuovo modello di mobilità non incentrato sull’auto e con l’obbiettivo di ridurre in modo sostanziale il traffico, l’inquinamento acustico e atmosferico, il recupero sociale delle strade.
Le tragedie causate dai cambiamenti climatici possono toccare tutti e quindi le misure per la mitigazione degli effetti delle bombe d’acqua, delle isole di calore non sono norme astratte ma indicazioni che potrebbero incidere in modo determinante sulla sicurezza, sulla bellezza e sul futuro del territorio, e le misure di attenuazione, come quelle relative ai sistemi di drenaggio urbano sostenibile e quelle basate su sistemi naturali, potrebbero contribuire a ridurre gli effetti devastanti delle alluvioni in città. La legge di proposta regionale non affronta questi temi. La necessità di recuperare un rapporto con la Natura, attraverso il restauro di ecosistemi, non è un tema astratto, ma significa offrire ai cittadini più verde nel rispetto e nella tutela della biodiversità. La legge di proposta regionale non affronta questi temi. In tale quadro, poiché si rischia di approvare norme già superate dalla realtà dei fatti che invece richiede scelte coraggiose, già effettuate da molte città.
E' auspicabile un ripensamento della Regione per arrivare a soluzioni condivise e in linea con il futuro.

Vincenzo Russo 
Comitato tecnico-scientifico Nurige