20.7.23

Per il recupero delle Scale di Napoli: attiviamo Cantieri partecipati per coinvolgere la comunità locale



Napoli, 20 luglio 2023 - Oggi, con grande entusiasmo, abbiamo appreso dell'apertura del secondo cantiere per il recupero e la riqualificazione dei percorsi storici di Calata San Francesco, sviluppatisi dal mare verso la collina. Questo importante progetto è stato reso possibile grazie al finanziamento ottenuto nel 2016 nell'ambito del Patto per Napoli, anche grazie alla spinta dal basso rappresentata dal Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli.

Il Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli ha svolto un ruolo fondamentale fin dal 2011, ideando e promuovendo iniziative volte al recupero e alla riscoperta di questi antichi percorsi. L'impegno delle Associazioni ha contribuito in modo determinante a ottenere il finanziamento necessario per la realizzazione di questo progetto. Ora, con l'avvio del cantiere, ci aspettiamo di vedere la partecipazione e la collaborazione di enti pubblici, associazioni e la comunità locale per garantire il successo di questa iniziativa.

"Città verticale" dovrebbe rappresentare una strategia vincente basata sulla partecipazione attiva di tutti i cittadini e degli attori locali, al fine di ottenere un risultato eccezionale da questo importante investimento. Questa iniziativa consentirà ai cittadini e ai visitatori di godere appieno di uno degli aspetti più suggestivi e caratteristici di Napoli.

La riqualificazione delle Scale di Napoli non solo migliorerà l'accessibilità e la fruibilità di questi antichi percorsi, ma contribuirà anche a promuovere il turismo sostenibile e a valorizzare il patrimonio storico-paesaggistico della città.

Tuttavia, riconosciamo che, nonostante gli sforzi del Coordinamento, il coinvolgimento dei residenti e delle persone che hanno lavorato instancabilmente per raggiungere questo obiettivo è mancato nel progetto. Il Coordinamento ha più volte richiesto e incontrato gli assessori competenti, chiedendo l'attuazione di un Cantiere partecipato. Purtroppo, finora questa richiesta non è stata soddisfatta.

Vogliamo ricordare l'importanza di coinvolgere la Comunità locale in ogni fase di un progetto di questa portata. L'esempio negativo del cantiere del Moiariello, dove la mancanza di coinvolgimento ha compromesso la vita di un gelso spontaneo, deve essere un monito per attivare momenti di ascolto.

Quel gelso non era semplicemente un elemento estetico, ma aveva un significato simbolico profondo per i residenti e i visitatori del quartiere. Rappresentava una testimonianza della forza rigenerativa della natura e offriva un'oasi di frescura lungo un percorso faticoso. Gli abitanti, grandi e piccoli, si erano affezionati a quest'albero, considerandolo un punto di riferimento e un rifugio.

Quindi, concludiamo con un appello agli Assessori competenti affinché attivino "Cantieri partecipati" su tutti gli interventi degli itinerari previsti. Invitiamo tutti gli attori coinvolti a collaborare con il Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli per garantire che il progetto di recupero delle Scale di Napoli sia portato avanti con la partecipazione attiva della Comunità locale, nel rispetto del suo patrimonio e dei suoi valori.

Solo attraverso la collaborazione e il coinvolgimento di tutti riusciremo a realizzare un progetto di valore per la nostra amata città.


Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli

www.scaledinapoli.com

19.7.23

NuRiGe, il collegamento Roma-Pompei incide in modo irrisorio


18 Luglio , 11:39

(ANSA) - NAPOLI, 18 LUG - La scelta di attivare un collegamento ferroviario diretto tra Roma e Pompei, sostiene l'associazione Nuove Ri-Generazioni Campania, nata su iniziativa di Cgil Campania, Fillea Cgil Campania e Spi Campania, oltre a incidere "in modo irrisorio sul volume totale dei milioni di turisti che ogni anno visitano Pompei, denota una visione strategica di un modello di sviluppo turistico 'mordi e fuggi' che nulla lascia sul territorio e che, nel caso in esame, consolida ancor di più l'inaccettabile impatto che il tracciato ferroviario comporta su un terzo della linea di costa del Golfo di Napoli, condizione che determina una barriera fisica e psicologica verso il mare per i residenti della fascia costiera, da San Giovanni a Teduccio a Castellammare di Stabia, e impedisce qualsiasi ipotesi di recupero, riqualificazione ambientale, attuazione delle potenzialità di una parte significativa dell'area metropolitana". 

"Il disagio delle comunità di poter accedere al mare, che emerge con forza durante la stagione estiva - si legge in una nota diffusa dall'associazione - è una costante latente in comunità che per millenni hanno avuto un rapporto fisico viscerale e antropologico con il mare, interrotto per l'affermarsi di un presunto modello di sviluppo che ha individuato nella fascia costiera lo spazio da sfruttare per fabbriche (ora dismesse di Torre Annunziata e Castellammare di Stabia) e strutture portuali sviluppatesi in parallelo alla costa, con molti spazi inutilizzati. 

In questo scenario il tracciato della linea ferroviaria RFI si configura come causa principale di molti effetti negativi sul territorio; comportando la ghettizzazione, il degrado, l'innesco di motivi di disgregazione sociale e di illegalità in molte parti di tessuti urbani storici (in particolare Centro Storico di Torre del Greco, Torre Annunziata), il degrado di aree naturali dalle grandi potenzialità (foce Sarno, Stagnone, scoglio di Rovigliano), l'utilizzo di molte aree costiere a valle del tracciato come punti di scarico illegale di rifiuti". 

"Per la fascia costiera vesuviana - secondo l'associazione - è possibile una visione strategica alternativa a quella accennata dal ministro Sangiuliano. Una visione che definisca un modello di sviluppo nel quale la rigenerazione urbana possa essere di traino per una riorganizzazione complessiva del territorio che, nel rispetto delle identità dei luoghi, metta insieme tutela della natura e dei beni culturali, sicurezza, sviluppo economico compatibile con il territorio, recupero del rapporto con il mare, riqualificazione dei tessuti urbani, recupero della coesione sociale". 

"L'importante - concludono Francesco Escalona, presidente Nurige Campania ed Enzo Russo, componente Cts Nurige - è agire all'interno di un quadro coerente con una visione condivisa strategica che possa consentire anche interventi parziali, ma all'interno di un'unica prospettiva. 

Nurige, con il supporto del proprio Comitato Tecnico-Scientifico, si candida per l'elaborazione di un'ipotesi di rigenerazione della linea di costa vesuviana, da inserire nella programmazione urbanistica e strategica della Città Metropolitana, con il coinvolgimento delle Amministrazioni dei Comuni Costieri, di Rfi, di Eav, dell'Autorità Portuale, del Demanio Marittimo, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori portuali, delle Aree Marine protette, delle associazioni ambientaliste, di categoria, della rete Puad". (ANSA).

13.7.23

La Venere degli stracci da "rifare": un simbolo di resistenza e di ricostruzione


    La reinstallazione dell'opera d'arte danneggiata, come la Venere/Parthenope degli stracci, potrà diventare un simbolo di speranza e di rinascita. Dovrà essere un atto di resistenza contro la distruzione e una testimonianza della volontà di ricostruire e riportare la bellezza nella nostra vita quotidiana.
    La distruzione di un'opera d'arte non deve essere l'ultima parola. Al contrario, può innescare un desiderio di riscatto e di ricostruzione. Quando una città perde un simbolo, c'è spesso una reazione collettiva di indignazione e di impegno per preservare il patrimonio artistico, per questo mi preparo e vado a manifestare in Piazza Municipio.
    Ma oltre alla reinstallazione materiale dell'opera, è importante anche riflettere sui passi che possiamo intraprendere per creare una città più bella, gentile e soprattutto partecipata. La bellezza non deve limitarsi solo alle opere d'arte, deve diventare un appello alla partecipazione attiva per tutti i cittadini. La gentilezza, nel contesto urbano, si manifesta nel rispetto reciproco, nella cura degli spazi comuni e nell'attenzione per il benessere delle persone.
   Si dovranno coinvolgere i cittadini nell'allestimento degli spazi urbani per creare senso di appartenenza e di identità. Quando le persone si sentono parte attiva nel processo decisionale e vedono il loro contributo trasformato in realtà tangibili, si sviluppa un legame emotivo più forte con il luogo in cui vivono. Questo può portare a un maggiore senso di orgoglio, cura e responsabilità verso l'ambiente circostante. La chiave del buon amministrare rimane sempre la partecipazione che non è "un volo di un moscone".

Carmine Maturo

12.7.23

La nuova piazza. Perchè non chiamarla "Piazza Partenope"?

  













In seguito agli scavi e ai preziosi ritrovamenti degli ultimi anni, collegati alle straordinarie opere della metropolitana, si sta sempre più facendo strada tra gli studiosi di archeologia una nuova lettura dell'importante porto di Parthenope che apre a nuove, illuminanti visioni.

Il porto ritrovato, persino con alcune imbarcazioni ora restaurate, fu dunque il vero "fulcro", la “Ragione prima" della fondazione della grande Neapolis che nascerà adiacente ad esso per sostituire progressivamente la storica e conclamata funzione del nodo portuale di Pithecusae, consolidata  porta del mar Tirreno. Confine, ma anche florida interfaccia, mercato, cantiere per la riparazione di imbarcazioni provate dal lungo viaggio; luogo di trasformazione dei grandi carichi semilavorati per alleggerire il ritorno.

Una straordinaria terra di confine, un luogo di conflitto ma anche, allo stesso tempo, di scambio tra usi, religioni e culture; tra il mondo ellenico, quello fenicio e quello etrusco.

Un approdo millenario, dunque, quello di Pithecusae, ma che si rivelò, durante il VI e il V secolo a. C., ogni giorno  più insicuro e minaccioso per le sempre piú frequenti eruzioni e per i forti e continui terremoti causati dal sistema dell'Epomeo, attribuiti dall’Oracolo alla volontà degli dei di far nascere poco distante una nuova-polis dal destino millenario.

La sirena alata Parthenope, trovata morta, spiaggiata, sotto l’isolotto di Megaride, diventerà segno di continuità con la città vecchia sul promontorio, la divinitl protettrice anche di Neapolis, unitamente a Demetra, madre di Persefone, dea dell'agricoltura e delle messi ma, qui, nella splendida baia, anche dei prodotti del mare.

Potenti simboli, messaggi nemmeno tanto criptati per dirci da dove veniva e a cosa fosse destinata nei millenni, sin dalla sua fondazione di disegno pitagorico, la nuova, gigantesca, polis del mediterraneo.

La sirena Parthenope, a volte cupa e oscura ma dal canto irresistibilmente ammaliante - nel caso si volesse prendere seriamente in considerazione l'idea lanciata nel titolo di questo scritto - sarebbe ancora una volta il simbolo e la protettrice di una ri-generazione della parte più centrale della nostra città. Una delle più' grandi ri-generazioni urbane d'Europa.

“Simbolo e protettrice" dei partenopei, del grande porto turistico e commerciale e di una baia sempre più internazionale, ci legherebbe ancora una volta alla nostra indissolubile matrice greca mediterranea e al "sacro testo” dell'Odissea.

E allora, egregio Sindaco Gaetano Manfredi, perché non dedicarle la nuova piazza, generata tra le rovine ritrovate del Maschio angioino e il nodo metropolitano tra le stazioni della Metro e la Stazione marittima? Un luogo con lo sfondo del Vesuvio da un lato e della Certosa di san Martino e del masso intagliato nel tufo di Castel Sant’Elmo, dall’altro, attraversato ogni anno da milioni di viaggiatori del Mediterraneo?

Sindaco, quel luogo che si protende a mare, a scala metropolitana e mediterranea, dedichiamolo alla nostra Parthenope. Lasciando, eventualmente, il toponimo “piazza Municipio” con le funzioni più strettamente civiche, alla parte antistante al Palazzo San Giacomo, col giardino dei lecci e la fontana del Tritone.

@sindacomanfredi

#sindacomanfredi 

"Piazza Partenope" sarebbe davvero fantastica!

Francesco Escalona

10.7.23

Il parco dell'ex gasometro al Vomero: un sogno che si realizza dopo vent'anni


Oltre vent'anni sono passati dalla conferenza stampa in Comune durante la quale, con Ornella Capezzuto e Fulco Pratesi, illustrai il progetto, fortemente voluto dal WWF, sull'onda di una forte mobilitazione popolare per bloccare la speculazione edilizia su un'area agricola del Vomero di eccezionale valore storico e paesaggistico. La proposta fu sviluppata sull'idea progettuale iniziale di Laboratorio Donne Ambiente, gruppo di sensibili giovani architette, tra cui Silvana Santagada, che proponevano la realizzazione di un arcipelago delle aree verdi per il Vomero. Il progetto del WWF riguardava l’ipotesi di un parco agricolo urbano nell'area dismessa dell'ex Gasometro, ipotesi allora suggestiva e fortemente innovativa, risultato di una grande mobilitazione popolare, con il WWF, il comitato San Martino, con Franco Di Mauro e Lydia Mastrantuoni, e con Guido Liotti e Wanda Rosati per i processi partecipativi.

Finalmente nel 2010, soprattutto grazie al convinto, passionale, competente supporto politico di Casimiro Monti, Dino Di Palma, Franco Di Mauro, Rino Nasti, Alberto Patruno, Mario Coppeto e amministrativo di Bartolomeo Sciannimanica, il progetto esecutivo da me elaborato e coordinato per il WWF, con l'apporto di altri validissimi tecnici, tra cui Marina Rigillo e Martin Devrient con le eccezionali simulazioni grafiche, andò in gara. Successivamente Silvana Santagada ha sviluppato il progetto per riadeguarlo alle nuove esigenze e a nuovi criteri paesaggistici e funzionali.

Oggi sembra che, finalmente, un sogno di pochi si stia trasformando in un obiettivo di molti. Che dire? Anche se mancano ancora alcuni elementi importantissimi come la Piazza e la Palazzina, sono felice e spero che per tanti ignavi questa possa essere la dimostrazione che l'impegno civico, a volte, paga.


Enzo Russo - architetto ed urbanista