27.11.23

Parco Mascagna a Napoli, non un parco qualsiasi

Non un Parco qualsiasi.

di Enzo Russo, architetto urbanista

Parco Mascagna, nel quartiere Vomero, è una piccola area verde di appena mezzo ettaro, che non può essere assimilato ad una qualsiasi area verde di Napoli.

Sicuramente il fatto di essere un residuo spazio che ha resistito al massiccio sacco edilizio degli anni Sessanta e che ne caratterizza una funzione essenziale per decine di migliaia di cittadini è un fatto importante, ma ancor di più lo è la sua storia di partecipazione e di visione del futuro.

E il nome del Parco racchiude in sé questo enorme valore.

Marco Mascagna, a cui è dedicato, era un giovane ambientalista che, insieme a tanti come Casimiro Monti, Enzo Russo, Ermes Ferraro e Pio Russo Krauss, riuscì a coinvolgere i cittadini del Vomero per fermare lo scellerato progetto di realizzare un parcheggio interrato di dieci piani che avrebbe distrutto completamente l’area verde.

Riuscirono a bloccare la speculazione ma riuscirono ad ottenere ancora di più, la pedonalizzazione delle aree al contorno (dove parcheggiavano centinaia di auto) e la riqualificazione dell’area con il progetto di Silvana Santagada del 2004, che trasformava le aree abbandonate in un giardino domestico urbano, di cui le aree pedonali al contorno erano parte integrante.

Da allora l’assenza della manutenzione e il successivo “riempimento” di funzioni hanno determinato un degrado sempre più accentuato dell’area.

Oggi, su finanziamento di Città Metropolitana, finalmente sono partiti i lavori di riqualificazione, ma prendendo subito una direzione sbagliata.

Infatti le prime opere sono state quelle del brutale abbattimento di numerosi e alti lecci, con la preoccupante prospettiva di nuovi e ulteriori tagli. Tale situazione ha determinato l’indignazione di molti cittadini e associazioni (WWF, Rete No Box, Mamme del parco, ai quali si aggiunge la nostra redazione) che hanno chiesto chiarimenti a riguardo all’Amministrazione Comunale.

In questo quadro è auspicabile che si apra un confronto civile con l'assessore Santagada su questa vicenda e sulla gestione di tutto il verde cittadino, a partire dall’immediata sospensione dei lavori. Lo scopo è quello di attivare processi di partecipazione civica e, nel contempo, garantire la qualità e la correttezza degli interventi, tenendo anche conto di un ribasso probabilmente eccessivo da parte dell’impresa appaltatrice del 35%.


28.8.23

Napoli ha bisogno di una linea tranviaria rinnovata. Nostalgia? No, modernità

 

L’interruzione del servizio della linea 2 della metropolitana di Napoli di questi giorni, necessaria per improrogabili lavori di manutenzione delle gallerie, ha praticamente lasciato la città priva di mezzi di trasporto alternativi all’auto privata per spostarsi da Ovest a Est e viceversa.

I disagi e le lamentele di residenti, lavoratori e turisti hanno fatto venire a galla i “passi falsi” commessi nella pianificazione della mobilità cittadina dell’ultimo trentennio, primo fra tutti il depotenziamento e parziale smantellamento della linea tranviaria che attraversava tutta la città, collegando i quartieri occidentali di Bagnoli e Fuorigrotta con piazza Municipio, il porto, la Stazione Centrale e i due assi di penetrazione di Poggioreale e san Giovanni nell’area orientale. 

Ripercorrere i passaggi che hanno portato a suo tempo a questa dissennata scelta sarebbe troppo lungo, quasi quanto rievocare la storia di questo mezzo di trasporto pubblico dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni. Lo sviluppo della metropolitana, le accresciute esigenze del traffico automobilistico ed in particolare l’apertura dei cantieri della linea 6, che ha ripreso il progetto della fantomatica LTR del 1990, cui si sono aggiunti i lavori alla Riviera di Chiaia e l’interminabile rifacimento di via Marina, hanno relegato il tram di superficie ai margini del sistema di trasporto urbano, spingendo già nell’ormai lontano 1998 verso la affrettata decisione di sopprimere la tratta Bagnoli-piazzale Tecchio e, successivamente, anche il tratto da quest’ultimo a piazza Vittoria. 


Appare evidente che, una volta superati i problemi contingenti legati alla realizzazione delle nuove opere (in primis la linea 6 della metro) la direzione da seguire nei prossimi anni non può che essere quella del ripristino e dell’ammodernamento della linea tranviaria, da vedere non come un nostalgico ritorno al passato - come qualcuno superficialmente vorrebbe far credere, evocando atmosfere retrò – ma, al contrario, come una coraggiosa spinta verso la modernità.

Molte città europee, grandi e piccole, stanno riscoprendo e valorizzando infatti i tram moderni perché ne hanno compreso gli enormi vantaggi: facilità di accesso (senza scale ed ascensori per salire e scendere); trazione elettrica, silenziosa e non inquinante perché non brucia benzina, diesel o gas; minori distanze tra le fermate; possibilità per i viaggiatori di percepire lo spazio in cui si trovano (a differenza di quanto avviene nella metro che viaggia in sotterranea per quasi tutta la tratta) e di godere del paesaggio urbano; minori costi di gestione e manutenzione.

Anche Napoli, grazie ad un tracciato già esistente, potrebbe riavere la sua “metropolitana di superficie”, con passaggi frequenti (10 min. al massimo di attesa), estesa da occidente a oriente, che segue in parte la linea costiera ed integra le altre linee su ferro come la linea 1 e le funicolari, che invece seguono prevalentemente la direzione nord-sud.

Gli sforzi e gli investimenti dovrebbero essere concentrati sull’ammodernamento delle tecnologie e sulla riduzione e gestione dei tratti critici, in cui le vetture tranviarie incrociano i flussi di traffico o sono addirittura costrette a viaggiare in sede promiscua, in una difficile convivenza con le automobili private e con gli altri mezzi di trasporto.

Pur guardando con un po’ di ottimismo al futuro, lo scenario attuale mostra molte luci ed ombre a riguardo e talvolta si ha la sensazione che, a livello regionale, si prediligano soluzioni costose e complesse ad altre più semplici che sono quasi a portata di mano. Ad esempio Il collegamento con il nuovo polo museale dell'Albergo dei Poveri può benissimo essere realizzato con una semplice connessione tranviaria con Corso Garibaldi, ma tutto è stato rimandato alla realizzazione della linea 9, la nuova metro che dovrebbe collegare piazza Carlo III alla stazione TAV di Afragola. Un’opera che presenta tempi lunghi, costi di realizzazione molto alti e che, pur raggiungendo Comuni privi attualmente di collegamenti su ferro come Arzano e Casavatore, rischierebbe di diventare un inutile doppione della linea FS esistente.

Tornando al tram moderno, la prospettiva non riguarda solo il territorio cittadino. Nel PUMS metropolitano si propone la "linea di gronda" da Nola a Licola da realizzarsi con sistema tranviario o BRT (Bus Rapid Transit). Il BRT è in corso di realizzazione anche per la trasversale a Napoli Est dal mare a Poggioreale. Il tram potrebbe essere proponibile, fatte tutte le necessarie analisi tecniche ed economiche, anche per le aree periferiche di Ponticelli e Scampia, ad est e a nord, in connessione con i nodi ferroviari.


Sergio Frattini
Vincenzo Russo

20.8.23

Per una Napoli moderna, futura, resiliente ed europea: appello per un Assessore all'Ambiente ecologista

Napoli, una città ricca di storia e cultura, si trova oggi, come tante altre realtà urbane grandi e piccole, di fronte a una sfida cruciale per il suo futuro: la transizione ecologica.

In un'epoca in cui l'Europa e il mondo intero si stanno muovendo verso politiche sostenibili e azioni concrete per preservare il nostro pianeta, è fondamentale che Napoli faccia la sua parte sul proprio territorio e si unisca a questo movimento istituzionale globale a garanzia della qualità della vita di residenti e turisti . 

L'Amministrazione Manfredi ha in questo momento la responsabilità di riempire il ruolo cruciale all'interno della propria Giunta lasciato dall'ex Assessore Mancuso. Napoli merita un Assessore all'Ambiente ecologista che possa elaborare le indicazioni dei tecnici avendo maturato una visione ecologista trasversale, sistemica ed universale. Partenope ha bisogno di un amministratore che abbia inforcato da tempo le lenti dell’ecologia per leggere la realtà in cui viviamo, per poter contribuire in tempi brevissimi a frenare i cambiamenti climatici che altrimenti ci travolgeranno entro il 2030. Napoli ha bisogno di un nome che porti con sé una storia personale di ambientalismo, riconosciuto e apprezzato dalle associazioni nazionali e storiche della città. L’assessore a cui pensiamo dovrebbe aver maturato una visione ecologista pronta ad essere trasformata in cambiamento di vita per se stesso e per la comunità.

Una figura in grado di guidare Napoli, con coerenza, competenza e coraggio, attraverso un percorso di cambiamento epocale, ispirando cittadini e istituzioni a collaborare alla realizzazione di una città vivibile e sostenibile.

Il Partito Democratico (PD), a cui spetta la responsabilità di proporre un nome per questo incarico, ha un'opportunità unica di guardare lontano, dimostrando di avere a cuore il futuro di Napoli. In linea con la visione dinamica e innovativa del suo     segretario nazionale, il PD dovrebbe uscire dalle logiche di spartizione tra correnti, per scegliere un amministratore che abbia come valori fondamentali la transizione ecologica, la lotta ai cambiamenti climatici ed il miglioramento della qualità della vita.

Invitiamo dunque il PD a considerare attentamente questa decisione, che, se presa nella giusta direzione, oltre a rafforzare la credibilità del partito, dimostrerebbe la volontà di mettere in primo piano l'interesse pubblico locale e globale. Sarebbe un segnale positivo del cambiamento del PD e un modello da seguire per tutta Italia. 

La sfida ecologica è urgente, e Napoli può e deve essere un faro di speranza e azione per le generazioni future.

Olimpia de Simone 
portavoce Gr.E.E.N. (Gruppo Ecologista Europa Napoli)

20.7.23

Per il recupero delle Scale di Napoli: attiviamo Cantieri partecipati per coinvolgere la comunità locale



Napoli, 20 luglio 2023 - Oggi, con grande entusiasmo, abbiamo appreso dell'apertura del secondo cantiere per il recupero e la riqualificazione dei percorsi storici di Calata San Francesco, sviluppatisi dal mare verso la collina. Questo importante progetto è stato reso possibile grazie al finanziamento ottenuto nel 2016 nell'ambito del Patto per Napoli, anche grazie alla spinta dal basso rappresentata dal Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli.

Il Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli ha svolto un ruolo fondamentale fin dal 2011, ideando e promuovendo iniziative volte al recupero e alla riscoperta di questi antichi percorsi. L'impegno delle Associazioni ha contribuito in modo determinante a ottenere il finanziamento necessario per la realizzazione di questo progetto. Ora, con l'avvio del cantiere, ci aspettiamo di vedere la partecipazione e la collaborazione di enti pubblici, associazioni e la comunità locale per garantire il successo di questa iniziativa.

"Città verticale" dovrebbe rappresentare una strategia vincente basata sulla partecipazione attiva di tutti i cittadini e degli attori locali, al fine di ottenere un risultato eccezionale da questo importante investimento. Questa iniziativa consentirà ai cittadini e ai visitatori di godere appieno di uno degli aspetti più suggestivi e caratteristici di Napoli.

La riqualificazione delle Scale di Napoli non solo migliorerà l'accessibilità e la fruibilità di questi antichi percorsi, ma contribuirà anche a promuovere il turismo sostenibile e a valorizzare il patrimonio storico-paesaggistico della città.

Tuttavia, riconosciamo che, nonostante gli sforzi del Coordinamento, il coinvolgimento dei residenti e delle persone che hanno lavorato instancabilmente per raggiungere questo obiettivo è mancato nel progetto. Il Coordinamento ha più volte richiesto e incontrato gli assessori competenti, chiedendo l'attuazione di un Cantiere partecipato. Purtroppo, finora questa richiesta non è stata soddisfatta.

Vogliamo ricordare l'importanza di coinvolgere la Comunità locale in ogni fase di un progetto di questa portata. L'esempio negativo del cantiere del Moiariello, dove la mancanza di coinvolgimento ha compromesso la vita di un gelso spontaneo, deve essere un monito per attivare momenti di ascolto.

Quel gelso non era semplicemente un elemento estetico, ma aveva un significato simbolico profondo per i residenti e i visitatori del quartiere. Rappresentava una testimonianza della forza rigenerativa della natura e offriva un'oasi di frescura lungo un percorso faticoso. Gli abitanti, grandi e piccoli, si erano affezionati a quest'albero, considerandolo un punto di riferimento e un rifugio.

Quindi, concludiamo con un appello agli Assessori competenti affinché attivino "Cantieri partecipati" su tutti gli interventi degli itinerari previsti. Invitiamo tutti gli attori coinvolti a collaborare con il Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli per garantire che il progetto di recupero delle Scale di Napoli sia portato avanti con la partecipazione attiva della Comunità locale, nel rispetto del suo patrimonio e dei suoi valori.

Solo attraverso la collaborazione e il coinvolgimento di tutti riusciremo a realizzare un progetto di valore per la nostra amata città.


Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli

www.scaledinapoli.com

19.7.23

NuRiGe, il collegamento Roma-Pompei incide in modo irrisorio


18 Luglio , 11:39

(ANSA) - NAPOLI, 18 LUG - La scelta di attivare un collegamento ferroviario diretto tra Roma e Pompei, sostiene l'associazione Nuove Ri-Generazioni Campania, nata su iniziativa di Cgil Campania, Fillea Cgil Campania e Spi Campania, oltre a incidere "in modo irrisorio sul volume totale dei milioni di turisti che ogni anno visitano Pompei, denota una visione strategica di un modello di sviluppo turistico 'mordi e fuggi' che nulla lascia sul territorio e che, nel caso in esame, consolida ancor di più l'inaccettabile impatto che il tracciato ferroviario comporta su un terzo della linea di costa del Golfo di Napoli, condizione che determina una barriera fisica e psicologica verso il mare per i residenti della fascia costiera, da San Giovanni a Teduccio a Castellammare di Stabia, e impedisce qualsiasi ipotesi di recupero, riqualificazione ambientale, attuazione delle potenzialità di una parte significativa dell'area metropolitana". 

"Il disagio delle comunità di poter accedere al mare, che emerge con forza durante la stagione estiva - si legge in una nota diffusa dall'associazione - è una costante latente in comunità che per millenni hanno avuto un rapporto fisico viscerale e antropologico con il mare, interrotto per l'affermarsi di un presunto modello di sviluppo che ha individuato nella fascia costiera lo spazio da sfruttare per fabbriche (ora dismesse di Torre Annunziata e Castellammare di Stabia) e strutture portuali sviluppatesi in parallelo alla costa, con molti spazi inutilizzati. 

In questo scenario il tracciato della linea ferroviaria RFI si configura come causa principale di molti effetti negativi sul territorio; comportando la ghettizzazione, il degrado, l'innesco di motivi di disgregazione sociale e di illegalità in molte parti di tessuti urbani storici (in particolare Centro Storico di Torre del Greco, Torre Annunziata), il degrado di aree naturali dalle grandi potenzialità (foce Sarno, Stagnone, scoglio di Rovigliano), l'utilizzo di molte aree costiere a valle del tracciato come punti di scarico illegale di rifiuti". 

"Per la fascia costiera vesuviana - secondo l'associazione - è possibile una visione strategica alternativa a quella accennata dal ministro Sangiuliano. Una visione che definisca un modello di sviluppo nel quale la rigenerazione urbana possa essere di traino per una riorganizzazione complessiva del territorio che, nel rispetto delle identità dei luoghi, metta insieme tutela della natura e dei beni culturali, sicurezza, sviluppo economico compatibile con il territorio, recupero del rapporto con il mare, riqualificazione dei tessuti urbani, recupero della coesione sociale". 

"L'importante - concludono Francesco Escalona, presidente Nurige Campania ed Enzo Russo, componente Cts Nurige - è agire all'interno di un quadro coerente con una visione condivisa strategica che possa consentire anche interventi parziali, ma all'interno di un'unica prospettiva. 

Nurige, con il supporto del proprio Comitato Tecnico-Scientifico, si candida per l'elaborazione di un'ipotesi di rigenerazione della linea di costa vesuviana, da inserire nella programmazione urbanistica e strategica della Città Metropolitana, con il coinvolgimento delle Amministrazioni dei Comuni Costieri, di Rfi, di Eav, dell'Autorità Portuale, del Demanio Marittimo, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori portuali, delle Aree Marine protette, delle associazioni ambientaliste, di categoria, della rete Puad". (ANSA).

13.7.23

La Venere degli stracci da "rifare": un simbolo di resistenza e di ricostruzione


    La reinstallazione dell'opera d'arte danneggiata, come la Venere/Parthenope degli stracci, potrà diventare un simbolo di speranza e di rinascita. Dovrà essere un atto di resistenza contro la distruzione e una testimonianza della volontà di ricostruire e riportare la bellezza nella nostra vita quotidiana.
    La distruzione di un'opera d'arte non deve essere l'ultima parola. Al contrario, può innescare un desiderio di riscatto e di ricostruzione. Quando una città perde un simbolo, c'è spesso una reazione collettiva di indignazione e di impegno per preservare il patrimonio artistico, per questo mi preparo e vado a manifestare in Piazza Municipio.
    Ma oltre alla reinstallazione materiale dell'opera, è importante anche riflettere sui passi che possiamo intraprendere per creare una città più bella, gentile e soprattutto partecipata. La bellezza non deve limitarsi solo alle opere d'arte, deve diventare un appello alla partecipazione attiva per tutti i cittadini. La gentilezza, nel contesto urbano, si manifesta nel rispetto reciproco, nella cura degli spazi comuni e nell'attenzione per il benessere delle persone.
   Si dovranno coinvolgere i cittadini nell'allestimento degli spazi urbani per creare senso di appartenenza e di identità. Quando le persone si sentono parte attiva nel processo decisionale e vedono il loro contributo trasformato in realtà tangibili, si sviluppa un legame emotivo più forte con il luogo in cui vivono. Questo può portare a un maggiore senso di orgoglio, cura e responsabilità verso l'ambiente circostante. La chiave del buon amministrare rimane sempre la partecipazione che non è "un volo di un moscone".

Carmine Maturo

12.7.23

La nuova piazza. Perchè non chiamarla "Piazza Partenope"?

  













In seguito agli scavi e ai preziosi ritrovamenti degli ultimi anni, collegati alle straordinarie opere della metropolitana, si sta sempre più facendo strada tra gli studiosi di archeologia una nuova lettura dell'importante porto di Parthenope che apre a nuove, illuminanti visioni.

Il porto ritrovato, persino con alcune imbarcazioni ora restaurate, fu dunque il vero "fulcro", la “Ragione prima" della fondazione della grande Neapolis che nascerà adiacente ad esso per sostituire progressivamente la storica e conclamata funzione del nodo portuale di Pithecusae, consolidata  porta del mar Tirreno. Confine, ma anche florida interfaccia, mercato, cantiere per la riparazione di imbarcazioni provate dal lungo viaggio; luogo di trasformazione dei grandi carichi semilavorati per alleggerire il ritorno.

Una straordinaria terra di confine, un luogo di conflitto ma anche, allo stesso tempo, di scambio tra usi, religioni e culture; tra il mondo ellenico, quello fenicio e quello etrusco.

Un approdo millenario, dunque, quello di Pithecusae, ma che si rivelò, durante il VI e il V secolo a. C., ogni giorno  più insicuro e minaccioso per le sempre piú frequenti eruzioni e per i forti e continui terremoti causati dal sistema dell'Epomeo, attribuiti dall’Oracolo alla volontà degli dei di far nascere poco distante una nuova-polis dal destino millenario.

La sirena alata Parthenope, trovata morta, spiaggiata, sotto l’isolotto di Megaride, diventerà segno di continuità con la città vecchia sul promontorio, la divinitl protettrice anche di Neapolis, unitamente a Demetra, madre di Persefone, dea dell'agricoltura e delle messi ma, qui, nella splendida baia, anche dei prodotti del mare.

Potenti simboli, messaggi nemmeno tanto criptati per dirci da dove veniva e a cosa fosse destinata nei millenni, sin dalla sua fondazione di disegno pitagorico, la nuova, gigantesca, polis del mediterraneo.

La sirena Parthenope, a volte cupa e oscura ma dal canto irresistibilmente ammaliante - nel caso si volesse prendere seriamente in considerazione l'idea lanciata nel titolo di questo scritto - sarebbe ancora una volta il simbolo e la protettrice di una ri-generazione della parte più centrale della nostra città. Una delle più' grandi ri-generazioni urbane d'Europa.

“Simbolo e protettrice" dei partenopei, del grande porto turistico e commerciale e di una baia sempre più internazionale, ci legherebbe ancora una volta alla nostra indissolubile matrice greca mediterranea e al "sacro testo” dell'Odissea.

E allora, egregio Sindaco Gaetano Manfredi, perché non dedicarle la nuova piazza, generata tra le rovine ritrovate del Maschio angioino e il nodo metropolitano tra le stazioni della Metro e la Stazione marittima? Un luogo con lo sfondo del Vesuvio da un lato e della Certosa di san Martino e del masso intagliato nel tufo di Castel Sant’Elmo, dall’altro, attraversato ogni anno da milioni di viaggiatori del Mediterraneo?

Sindaco, quel luogo che si protende a mare, a scala metropolitana e mediterranea, dedichiamolo alla nostra Parthenope. Lasciando, eventualmente, il toponimo “piazza Municipio” con le funzioni più strettamente civiche, alla parte antistante al Palazzo San Giacomo, col giardino dei lecci e la fontana del Tritone.

@sindacomanfredi

#sindacomanfredi 

"Piazza Partenope" sarebbe davvero fantastica!

Francesco Escalona

10.7.23

Il parco dell'ex gasometro al Vomero: un sogno che si realizza dopo vent'anni


Oltre vent'anni sono passati dalla conferenza stampa in Comune durante la quale, con Ornella Capezzuto e Fulco Pratesi, illustrai il progetto, fortemente voluto dal WWF, sull'onda di una forte mobilitazione popolare per bloccare la speculazione edilizia su un'area agricola del Vomero di eccezionale valore storico e paesaggistico. La proposta fu sviluppata sull'idea progettuale iniziale di Laboratorio Donne Ambiente, gruppo di sensibili giovani architette, tra cui Silvana Santagada, che proponevano la realizzazione di un arcipelago delle aree verdi per il Vomero. Il progetto del WWF riguardava l’ipotesi di un parco agricolo urbano nell'area dismessa dell'ex Gasometro, ipotesi allora suggestiva e fortemente innovativa, risultato di una grande mobilitazione popolare, con il WWF, il comitato San Martino, con Franco Di Mauro e Lydia Mastrantuoni, e con Guido Liotti e Wanda Rosati per i processi partecipativi.

Finalmente nel 2010, soprattutto grazie al convinto, passionale, competente supporto politico di Casimiro Monti, Dino Di Palma, Franco Di Mauro, Rino Nasti, Alberto Patruno, Mario Coppeto e amministrativo di Bartolomeo Sciannimanica, il progetto esecutivo da me elaborato e coordinato per il WWF, con l'apporto di altri validissimi tecnici, tra cui Marina Rigillo e Martin Devrient con le eccezionali simulazioni grafiche, andò in gara. Successivamente Silvana Santagada ha sviluppato il progetto per riadeguarlo alle nuove esigenze e a nuovi criteri paesaggistici e funzionali.

Oggi sembra che, finalmente, un sogno di pochi si stia trasformando in un obiettivo di molti. Che dire? Anche se mancano ancora alcuni elementi importantissimi come la Piazza e la Palazzina, sono felice e spero che per tanti ignavi questa possa essere la dimostrazione che l'impegno civico, a volte, paga.


Enzo Russo - architetto ed urbanista

29.6.23

Scale di Napoli, al via i lavori del progetto de La Napoli Verticale. Si inizia dal Moiariello, esultano le associazioni.

 
Scale di Napoli, al via i lavori del progetto de La Napoli Verticale. Si inizia dal Moiariello, esultano le associazioni.
Carmine Maturo portavoce del Coordinamento delle Associazioni de Le Scale di Napoli: Sta vincendo la rivoluzione della spinta gentile.
 
“Si è aperto al Moiariello il Cantiere dei lavori della cosiddetta Napoli Verticale, con le risorse economiche del Patto per Napoli del 2016,  che prevede la rigenerazione degli antichi percorsi delle scalinate di Napoli. D
opo ben 20 anni di iniziative, visite guidate, festival, rassegne e petizioni, finalmente siamo testimoni di un importante risultato, sta vincendo la rivoluzione della spinta gentile delle oltre 20 associazioni del coordinamento scale di Napoli.” - Ha dichiarato Carmine Maturo portavoce e fondatore del Coordinamento delle Associazioni delle Scale di Napoli.
 
Le scalinate di Napoli sono parte integrante dell'identità della città, offrono non solo un mezzo di mobilità sostenibile ma anche uno spazio sociale e culturale per i residenti e i visitatori.
 
Il progetto de la Napoli Verticale, prende spunto dalle continue e ventennali iniziative delle Associazioni del Coordinamento Scale di Napoli che si propongono di rendere le scalinate ancora più accessibili, sicure e attraenti, garantendo una migliore esperienza per chi le percorre.
Il coordinamento Scale di Napoli desidera ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto e continuano a sostenere questa causa: i cittadini, le istituzioni locali, gli studiosi, gli artisti e gli amanti della cultura napoletana. Ma siamo solo all'inizio ci sono oltre 200 scale a Napoli e vanno tutte recuperate alla vivibilità e destinate alla socialità e alla mobilità sostenibile, eppoi è necessaria la cura, la pulizia, e la manutenzione.
 
Guardiamo avanti con entusiasmo all'evolversi del progetto de la Napoli Verticale e all'impatto positivo che avrà sulla nostra amata città di Napoli. Continueremo a vigilare e a promuovere la conservazione del nostro patrimonio urbano, affinché possa essere apprezzato dai napoletani e dai visitatori.
 
Quali sono le Associazioni fondatrici del Coordinamento?
Green Polis, Legambiente Parco Letterario Vesuvio APS, WWF Napoli, Gente Green APS Lo Sguardo che Trasforma, Associazione Napoletana Beni Culturali, Locus Iste – Luoghi e Memoria APS. Quartiere Intelligente - Montesanto 3
 
Ecco invece le Associazioni e soggetti aderenti:
Amici del Real Bosco di Capodimonte, Angeli del Bello Napoli, Ponti tra quartiere e vallone, Fiab Napoli Cicloverdi, Marinella Di Martino, Zela Rotundi, Pachamama odv, APSIS Associazione, Associazione Liberamente, Apsartexperienze, Associazione Semenza -Associazione Semenza Foresta cooperativa sociale, Murìcena Teatro Ass. culturale, Muna: Multicontaminazioni Napoli aps, Borgo Ponti Rossi OdV, Shen Wellness Education Health Coaching


7.5.23

Lettera aperta al Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e al Consiglio Comunale di Napoli

 

Gentile Sindaco Manfredi e gentili assessori e consiglieri comunali,

siamo nel 2023 ed ormai, finalmente, c'è la consapevolezza di essere in pieno Global Warming con conseguenti cambiamenti climatici in atto e, gli effetti, già colpiscono duramente la nostra città, in termini di sempre più frequenza di eventi meteorici eccezionali con conseguenti danni e  isole di calore pericolose per i concittadini più fragili.

Questo scenario, con il parallelo consumo di suolo, è frutto di una visione di sviluppo nel quale il sistema di mobilità basato sull’auto è uno dei maggiori responsabili e, per tale motivo, moltissime città stanno rivedendo il loro modello urbano, puntando sempre di più all’incremento delle aree verdi, al potenziamento di sistemi di trasporto sostenibili, alla previsione di vaste ZTL e aree pedonali, con la prospettiva di realizzare città  a 15 minuti,  in modo da ridurre notevolmente la necessità di spostamenti e rendendo maggiormente vivibili le città.

Rispetto a  politiche innovative che investono gran parte dell’Europa e del mondo e soprattutto alla vigilia del 2035, anno in cui non si potranno più vendere nuove auto con motori benzina o diesel, apprendere che questa giunta si appresta a approvare parcheggi interrati a Piazza Vittoria, Piazza degli Artisti, via Ruggiero, e via Cerlone, lascia esterefatti perché si confermano come scelte strategiche antistoriche e, spesso, possono apparire precisi interessi speculativi.

Le, Vi chiediamo di spiegarci quali siano le ragioni culturali, politiche, di interesse per la comunità napoletana, per queste decisioni in contraddizione con gli stessi, presunti, obbiettivi di rilancio della città, che l'Amministrazione si pone e che noi tutti auspichiamo.

Bastino due esempi:

quello del progetto di Piazza Vittoria per duecento posti che noi riteniamo  dannoso e completamente inutile, anche a fronte delle esperienze dell’ultimo decennio quando, in occasioni di grandi eventi (America’s Cup, Pizzafest e sagre varie), centinaia di migliaia di cittadini hanno raggiunto il lungomare utilizzando parcheggi di scambio esterni e trasporto pubblico, sulla base di seri piani di mobilità.

A fronte di cio’, a cosa serve un piccolo parcheggio che devasterà l’area per molti anni senza apportare alcun beneficio?

O forse l’obiettivo è quello di realizzare un parcheggio per duecento privilegiati?

Stesso discorso vale per l’assurdo parcheggio di Piazza degli Artisti/De Bustis/via Tino da Camaino, soluzione partorita da menti che non conoscono il territorio e, tenuto conto della pertinenzialità ampliata a 2 KM rispetto alle indicazioni della Tognoli (sic!), fanno pensare di mirare solo a fini speculativi (come più volte evidenziato anche dalle associazioni e cittadini riuniti nella rete NO BOX che da anni stanno manifestando contro questo assurdo progetto)

In questo quadro Le, Vi chiediamo di non rischiare di essere ricordati in futuro, come avvenuto per i consiglieri del periodo laurino, come complici di questo nuovo inutile sacco della città e piuttosto di essere ricordati come difensori dei diritti della natura e del buon senso.

Le chiediamo  di sospendere immediatamente la delibera e di attivare un serio tavolo sulla mobilità cittadina a cui tutte le associazioni e movimenti in calce danno da subito la loro disponibilità a un confronto e contributo fattivo sulle soluzioni per vivere tutti in una città più bella, gentile, sostenibili e, quindi, vivibile.

Napoli, 7 maggio 2023

 

Gr.R.E.E.N. (Gruppo Ecologista Europa Napoli)

Gea Ets-Aps

Comitato Gazebo verde

Comitato Civico Vomero

Acssa

Gente Green Aps

Movimento Rosso Ambientalista

Progetto Napoli

Fides

Comitato Salviamo la Villa comunale

La Mela Insana

Animal Day

RETE NO BOX  ((Associazione De Bustis, Associazione Marco Mascagna, Associazione Napoli libera, Associazione Parco Viviani, Comitato San Martino, Comitato residenti, Comitato Via Ruoppolo, FIAB CicloverdiNapoli, Legambiente Napoli Centro Antico, Legambiente Parco Letterario Vesuvio APS, VAS Verdi ambiente  e società Napoli, WWF Napoli).

Aige Ass.