13.7.24

Ogni goccia è importante: la battaglia per la rinascita delle Terme di Stabia

"Ogni goccia è importante", uno slogan che restituisce a ciascuno la responsabilità della partecipazione; ognuno può dare il proprio contributo al raggiungimento di un risultato. Questa metafora, in tempo di siccità, va letta anche in senso letterale: l’acqua è indispensabile alla Vita quanto l’aria e ogni goccia persa è uno spreco imperdonabile. 

Emblematico è il caso di Castellammare di Stabia, “Città delle acque” da quando i Borbone nel XIX secolo istituirono le Terme Stabiane, edificando un interessante edificio neoclassico con inserti eclettici intorno alle variegate sorgenti che affioravano ai piedi della montagna, a pochi metri dal mare (verso il quale le acque corrono) e dal Cantiere Navale che già distingueva la Città. Un dono che portò la cittadina a sud di Napoli al centro delle cronache turistiche e mondane grazie alle numerose attività culturali che allietavano i fruitori termali, autoctoni e forestieri che accorrevano da ogni angolo d’Italia e del mondo per curare acciacchi e malattie tra i più disparati, dando lavoro a uomini e donne. 

Un’attività che nel secondo dopoguerra fu assunta dai politici locali come ammortizzatore sociale e bacino elettorale che esprimeva deputati e senatori tra i più votati e potenti d’Italia. Fu così che agli inizi degli anni ‘60 del ‘900 lo stabilimento borbonico risultò insufficiente e si individuò un’area collinare, detta Solaro, per edificare un secondo modernissimo stabilimento termale, al quale le acque arrivavano invertendo la rotta con un complesso sistema di pompe. Fin da subito gli stabiesi, che grazie ad un legato testamentario bevevano liberamente le acque, capirono che l’allungamento del percorso indeboliva le proprietà terapeutiche delle fonti. Di fatto le acque minerali e termali, che - nel conteggio operato nel tempo - hanno raggiunto il numero di 28 sorgenti, andavano a completare il quadro di un’area territoriale ricca di acqua, dal Mar Tirreno, al fiume Sarno alle cascate che versano copiose nei Boschi di Quisisana e sul Monte Faito. Sembra quasi che tutte le sorgenti del Pianeta confluiscano verso la Stabiae romana. Se così è, allora le acque di Castellammare sono di tutta l’Umanità e gli stabiesi ne sarebbero solo gli ultimi custodi. 

In base a questo criterio scientifico le 28 sorgenti stabiane sono da anni proprietà della Regione Campania. Ma da ormai 10 anni le Terme Stabiane sono chiuse al pubblico, finite in un vorticoso fallimento da 50 milioni di euro che ha coinvolto le due società che gestivano separatamente l’attività e i beni attraverso i quali si espletavano i servizi al pubblico. Un fallimento che ha travolto tanti lavoratori che, nel tentativo di aiutare a risollevare le sorti dell’azienda, si erano impegnati negli ultimi mesi a offrire la propria opera senza remunerazione. Da allora un baratro sembra abbia inghiottito la vocazione termale stabiese. Il silenzio è calato sul patrimonio ambientale che intanto versa a mare senza freni né progettualità per il futuro. 

Da circa due anni un gruppo di stabiesi ha deciso di riportare l’attenzione sul patrimonio, sulla storia locale di cui è stato protagonista, ma soprattutto sul futuro che questo bene può significare per tutto il territorio afferente. Una parte di questi stabiesi, dopo aver messo in campo attività sociali, politiche, ed educative, ha progettato un’azione che punta a coinvolgere la più ampia fetta di popolazione del territorio, convinti che la sorte del patrimonio idrico e delle sue potenzialità terapeutiche e imprenditoriali debba essere affidato all’impegno di tutti, così come sancisce il principio di sussidiarietà promosso dall’articolo 118 della Costituzione Italiana. Il 12 maggio 2024 si è avviato il processo per l’Istituzione della Fondazione di Partecipazione Parco delle Acque di Stabia che subito ha messo in campo idee e attività per portare politici e cittadini di ogni età alla riscoperta delle acque stabiane. 

La manifestazione più recente, la "Passeggiata delle Fonti", ha visto in una caldissima mattinata di giugno più di 40 persone a seguire l’idrogeologo Marco Cesario in una lezione e in un’escursione alla scoperta di due fonti, l’Acqua ferrata detta “del mulino” - che sorge nei sotterranei della Chiesa dello Spirito Santo - e la fonte Visanola che versa nel porto del Centro Antico una quantità d’acqua abnorme, un vero lusso in questo tempo di scarsità. 

Un passo dopo l’altro i 70 fondatori vogliono diventare 1000 e 10000 perché l’acqua di cui si sentono responsabili non vada persa mai più. Una missione alla quale ogni cittadino stabiese e oltre può partecipare e contribuire, perché la responsabilità di un patrimonio vitale quale quello delle 28 sorgenti stabiane sia sotto l’attenzione di tutti coloro che ne hanno diritto, perché i politici hanno bisogno del supporto di competenze e volontà della cittadinanza consapevole. Perché “Ogni goccia è importante”. 

Olimpia De Simone