12.7.23

La nuova piazza. Perchè non chiamarla "Piazza Partenope"?

  













In seguito agli scavi e ai preziosi ritrovamenti degli ultimi anni, collegati alle straordinarie opere della metropolitana, si sta sempre più facendo strada tra gli studiosi di archeologia una nuova lettura dell'importante porto di Parthenope che apre a nuove, illuminanti visioni.

Il porto ritrovato, persino con alcune imbarcazioni ora restaurate, fu dunque il vero "fulcro", la “Ragione prima" della fondazione della grande Neapolis che nascerà adiacente ad esso per sostituire progressivamente la storica e conclamata funzione del nodo portuale di Pithecusae, consolidata  porta del mar Tirreno. Confine, ma anche florida interfaccia, mercato, cantiere per la riparazione di imbarcazioni provate dal lungo viaggio; luogo di trasformazione dei grandi carichi semilavorati per alleggerire il ritorno.

Una straordinaria terra di confine, un luogo di conflitto ma anche, allo stesso tempo, di scambio tra usi, religioni e culture; tra il mondo ellenico, quello fenicio e quello etrusco.

Un approdo millenario, dunque, quello di Pithecusae, ma che si rivelò, durante il VI e il V secolo a. C., ogni giorno  più insicuro e minaccioso per le sempre piú frequenti eruzioni e per i forti e continui terremoti causati dal sistema dell'Epomeo, attribuiti dall’Oracolo alla volontà degli dei di far nascere poco distante una nuova-polis dal destino millenario.

La sirena alata Parthenope, trovata morta, spiaggiata, sotto l’isolotto di Megaride, diventerà segno di continuità con la città vecchia sul promontorio, la divinitl protettrice anche di Neapolis, unitamente a Demetra, madre di Persefone, dea dell'agricoltura e delle messi ma, qui, nella splendida baia, anche dei prodotti del mare.

Potenti simboli, messaggi nemmeno tanto criptati per dirci da dove veniva e a cosa fosse destinata nei millenni, sin dalla sua fondazione di disegno pitagorico, la nuova, gigantesca, polis del mediterraneo.

La sirena Parthenope, a volte cupa e oscura ma dal canto irresistibilmente ammaliante - nel caso si volesse prendere seriamente in considerazione l'idea lanciata nel titolo di questo scritto - sarebbe ancora una volta il simbolo e la protettrice di una ri-generazione della parte più centrale della nostra città. Una delle più' grandi ri-generazioni urbane d'Europa.

“Simbolo e protettrice" dei partenopei, del grande porto turistico e commerciale e di una baia sempre più internazionale, ci legherebbe ancora una volta alla nostra indissolubile matrice greca mediterranea e al "sacro testo” dell'Odissea.

E allora, egregio Sindaco Gaetano Manfredi, perché non dedicarle la nuova piazza, generata tra le rovine ritrovate del Maschio angioino e il nodo metropolitano tra le stazioni della Metro e la Stazione marittima? Un luogo con lo sfondo del Vesuvio da un lato e della Certosa di san Martino e del masso intagliato nel tufo di Castel Sant’Elmo, dall’altro, attraversato ogni anno da milioni di viaggiatori del Mediterraneo?

Sindaco, quel luogo che si protende a mare, a scala metropolitana e mediterranea, dedichiamolo alla nostra Parthenope. Lasciando, eventualmente, il toponimo “piazza Municipio” con le funzioni più strettamente civiche, alla parte antistante al Palazzo San Giacomo, col giardino dei lecci e la fontana del Tritone.

@sindacomanfredi

#sindacomanfredi 

"Piazza Partenope" sarebbe davvero fantastica!

Francesco Escalona