La decisione della Regione di realizzare un nuovo Ospedale sui resti del Complesso Termale del Solaro a Castellammare di Stabia dovrebbe essere oggetto di una maggiore attenzione da parte dei media, della classe politica e della stessa opinione pubblica. Il tema non è relativo solo al riassetto del sistema ospedaliero, con una scelta non supportata da nessun strumento di pianificazione, ma coinvolge anche altri aspetti. Tra i tanti, quale visione strategica del territorio giustifica un ospedale e non un’altra funzione? Quale approccio culturale si ha nei confronti della storia e delle espressioni culturali del nostro territorio, con particolare riferimento ad esempi rilevanti di architettura razionalista, come nel caso delle Terme del Solaro?
La decisione della Regione (alla quale va il merito di aver acquisito il Complesso al patrimonio pubblico) dovrebbe derivare dal confronto di più alternative progettuali, i cui risultati dovrebbero essere resi pubblici. Altrimenti è lecito chiedersi se sia giusto spendere 180 milioni di euro per la realizzazione di un ospedale e non invece per il rilancio del Complesso termale e se tale scelta sia in sintonia con le ambizioni turistiche della città, con il rischio di trasformarsi da occasione di uno sviluppo di qualità ad un suo freno. Altra domanda: preventivamente si è tenuto conto della compatibilità delle funzioni sanitarie con le caratteristiche architettoniche di pregio del Complesso Termale o si è ritenuto questo aspetto “ininfluente” rispetto ad una decisione presa a monte? Ancora, lo stato di degrado a cui è stato colpevolmente ridotta l’opera è un valido motivo per la sua demolizione o non dovrebbe essere una ragione per il suo restauro architettonico? Le notizie riportate sulla stampa sembrano invece evidenziare che il Complesso delle Terme del Solaro sia ritenuto solo un fastidioso ostacolo da rimuovere (addirittura entro l’estate) per dare spazio al nuovo Ospedale.
Eppure, eppure, le Terme del Solaro rappresentano uno degli esempi piu’ significativi dell’architettura razionalista in Italia. Opera di architetti di grande spessore come Carlo Cocchia (Stadio san Paolo, Mostra d’Oltremare), Franco Iossa, Alfredo Sbriziolo, Gerardo Mazziotti. Nei corsi di progettazione delle facoltà di Architettura il Complesso delle Terme viene studiato non solo per il suo valore intrinseco ma anche per i riferimenti alla cultura architettonica europea (Alvar Aalto nell’edificio di Sbriziolo). La Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, nel suo censimento delle architetture italiane, dedica una specifica scheda al “Complesso Termale del Solaro” (https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it/scheda-opera?id=4076) il cui progetto, fra l’altro, fu vincitore di un Concorso internazionale di progettazione. Nella stessa scheda sono riportate ulteriori motivazioni che ne giustificano l’inserimento tra le “architetture italiane” e precisamente:
1. L’opera è citata in molti studi storico-sistematici sull’architettura contemporanea di livello nazionale e internazionale;
3. L’opera di architettura si segnala per il particolare valore qualitativo all’interno del contesto urbano in cui è realizzata.
Infine, la bibliografia dedicata all’Opera è vastissima (es. Architettura: Cronache e storia di B. Zevi, n. 119 del 5.9.1965) e l’opera è riportata tra “I luoghi del cuore” del F.A.I.
In questo scenario, a fronte di tanta “sostanza”, non abbiamo dubbi che la Soprintendenza vorrà intervenire per salvaguardare un'opera che è inclusa nel catalogo del suo stesso ministero.
Vincenzo Russo
(pubblicato su "Repubblica" edizione di Napoli del 19/01/2024)