Anna
Savarese, Architetto
direttivo Green Italia Campania
In
un mondo globalizzato occorre che i temi della salute, del clima e
delle diseguaglianze diventino prioritari nelle agende governative
e che la rete di solidarietà che è nata in queste settimane di
emergenza del Coronavirus si rinsaldi e si consolidi nella normalità
futura che vogliamo. I cali poderosi dei tassi d’inquinamento
dovuti al blocco pressoché totale delle attività e degli
spostamenti, il maggiore ricorso al telelavoro, allo smart
working,
ai meeting
in rete, hanno dimostrato che basterebbe una decisione, dettata non
dalla paura del contagio ma da una scelta razionale e saggia
concertata a livello globale per implementare e sviluppare queste
metodiche e per ridurre il riscaldamento globale e l’inquinamento.
Tutto
ciò non può prescindere da una riflessione sui modelli insediativi.
La forte concentrazione di popolazione in aree densamente abitate ha
sicuramente favorito l’espansione esponenziale del contagio, così
come la scarsa attenzione ai temi della salute riposta nella
pianificazione ha progressivamente aumentato il consumo di suolo, la
perdita del verde e soprattutto della biodiversità, acuendo i
livelli di inquinamento.
Lo
sforzo che dobbiamo profondere per cambiare le nostre città in
ragione dei cambiamenti climatici trova nuova ragione d’essere
dalle fragilità scoperte con questa pandemia.
Un
solco tracciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è
quello del movimento
delle “Città Sane” (Healthy
Cities)
promosso nel 1986 ad Ottawa e approdato all’emanazione della
Dichiarazione di Atene sulla Città Sana del 1998. Con questo
documento i sindaci sottoscrittori assumono responsabilità nel campo
delle politiche sanitarie intorno a quattro
principi base:
1) l’impegno a realizzare
equità
riducendo le disparità di salute tra i diversi gruppi di abitanti;
2) la convergenza delle azioni di sviluppo
sostenibile a favore dell’ambiente con lo sviluppo della salute;
3) la presenza della preoccupazione
per la salute in maniera trasversale
in ogni tipo di decisione comunale; 4) solidarietà e cooperazione
internazionale per fare della salute un bene universale. L’OMS ha
anche messo a punto un manuale in cui è stato definito un modello
procedimentale sullo schema della pianificazione strategica e le
linee guida per i processi di pianificazione comunale con l’impegno
ad assumere un ruolo guida e promuovere processi di empowerment,
costruire alleanze e infrastrutture per il cambiamento.
L’OMS
con le Città Sane ha introdotto un nuovo concetto di salute,
superando la mera cura della malattie, a favore di strategie per il
benessere fisico, mentale e sociale e la qualità della vita,
attraverso azioni di prevenzione e promozione della salute da
adottare nelle realtà insediative.
La promozione della salute non è responsabilità esclusiva del
settore sanitario, ma condizioni e risorse fondamentali della salute
sono: la pace, la casa, l’istruzione, il cibo, il reddito, un
eco-sistema stabile, la continuità delle risorse, la giustizia e
l’equità sociale.
Per
favorire i suddetti obiettivi occorre il contributo sostanziale
dell’urbanistica nel ridisegnare le città creando le condizioni
che facilitano il loro raggiungimento.
Riducendo il ricorso al trasporto meccanizzato con una buona mobilità
pedonale e ciclabile
e creando aree verdi per lo sport all’aperto si possono prevenire
le malattie cardiovascolari e quelle associate al sedentarismo e allo
stress. Rimuovendo
le barriere fisiche, creando luoghi di incontro e prevedendo tipi
edilizi, destinazioni d’uso e molteplicità di funzioni rivolte
all’integrazione si garantisce la prevenzione, ma anche la coesione
sociale e la solidarietà tra individui anche nell’affrontare le
malattie.
Grazie alle enormi conoscenze nel settore della bioarchitettura
si possono redigere regolamenti edilizi in grado di fissare
condizioni di salubrità. avendo attenzione all’insolazione e
ventilazione, alla traspirazione delle chiusure, alla protezione dei
gas nocivi naturali (come il radon) e delle onde elettromagnetiche
nell’aria, al divieto di utilizzo di materiali tossici. Occorre
operare dalla scala dell’alloggio da rendere salubre a quella del
quartiere che deve avere servizi
di base sanitari, scolastici e del tempo libero per migliorare la
qualità della vita
degli abitanti, fino alla dimensione comunale che deve anche favorire
la salvaguardia degli spazi naturali e agricoli.
Ma
l’urbanistica deve porre la giusta
attenzione anche alla sicurezza sul lavoro
e in generale al settore produttivo e alle infrastrutture perché la
garanzia dell’occupazione concorre alla salute dei cittadini. Le
politiche di sviluppo economico possono essere accompagnate
dall’urbanistica per fornire le necessarie infrastrutture, per
migliorare la localizzazione delle aree produttive e logistiche, per
assicurare l’ambiente favorevole ad attrarre gli investimenti e
l’accessibilità dei lavoratori e delle merci, la connettività
nelle reti immateriali. Curando gli aspetti connessi alla logistica,
nell’ottica della promozione
della “filiera corta” e della lotta allo spreco alimentare e alle
derive della supernutrizione con
prodotti non naturali e non di stagione, l’urbanistica deve sempre
più favorire il rapporto con la ruralità urbana, promuovendo orti
sociali e la permanenza dell’agricoltura nei contesti naturali,
favorendo
le reti ecologiche di connessione tra le aree protette e il
territorio rurale e naturale urbano e periurbano.
E’ ormai acclarato che l’ortoterapia
è un rimedio contro le malattie senili, degenerative e croniche e
aumenta le difese immunitarie e la qualità della vita fisica,
psichica e sociale. Se la smettiamo di consumare suolo e di
cementificare e impermeabilizzare il territorio non solo favoriremo
consumi alimentari migliori ma miglioreremo anche la qualità
dell’aria riducendo drasticamente le malattie dell’apparato
respiratorio e cardiovascolare, ma anche di quello digestivo. Una
seria politica
per l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico prima causa del
surriscaldamento del pianeta deve tener insieme interventi sulle
emissioni industriali, sui trasporti, ma anche sull’efficientamento
energetico degli edifici e sull’aumento degli spazi liberi e verdi.
Alla tutela della matrici suolo e aria va affiancata quella della
matrice acqua per tutelarne il ciclo ed evitare i dissesti
idrogeologici. Anche rispetto all’acqua l’urbanistica deve
ridefinire i suoi paradigmi lavorando per sanare i danni prodotti da
dissennate alterazioni della natura, attraverso un vero e proprio
restauro
ambientale con azioni di ingegneria naturalistica e di ripristino
della vegetazione ripuaria
abbandonando definitivamente il ricorso a grandi opere idrauliche
colte ad aumentare la cementificazione e a determinare altri
smottamenti. Il tutto determinando la rifunzionalizzazione
dei fiumi e dei laghi e dei corsi d’acqua.
L’attenzione al riequilibrio del ciclo dell’acqua ha effetti
anche sulle isole di calore e sulle bombe d’acqua che hanno
anch’essi effetti sulla salute.
La
nostra speranza di un veloce superamento
dell’emergenza Coronavirus
deve dunque impegnarci per in ritorno alla vita sociale che veda
politici e tecnici in azione per evitare in futuro le cause delle
pandemie ripristinando
il sistema sanitario
deprivato negli anni di risorse, mezzi e personale nella sostanziale
convergenza
tra le politiche per la salute e quelle per la sostenibilità
ambientale,
innestando la pianificazione sanitaria nell’alveo di quella
ambientale e urbanistica, secondo i principi assunti dall’OMS, ma
mai realmente applicati, se non a poche e piccole realtà locali.