28.3.20

Vogliamo città sane e società giuste!


Anna Savarese, Architetto
direttivo Green Italia Campania

In un mondo globalizzato occorre che i temi della salute, del clima e delle diseguaglianze diventino prioritari nelle agende governative e che la rete di solidarietà che è nata in queste settimane di emergenza del Coronavirus si rinsaldi e si consolidi nella normalità futura che vogliamo. I cali poderosi dei tassi d’inquinamento dovuti al blocco pressoché totale delle attività e degli spostamenti, il maggiore ricorso al telelavoro, allo smart working, ai meeting in rete, hanno dimostrato che basterebbe una decisione, dettata non dalla paura del contagio ma da una scelta razionale e saggia concertata a livello globale per implementare e sviluppare queste metodiche e per ridurre il riscaldamento globale e l’inquinamento.
Tutto ciò non può prescindere da una riflessione sui modelli insediativi. La forte concentrazione di popolazione in aree densamente abitate ha sicuramente favorito l’espansione esponenziale del contagio, così come la scarsa attenzione ai temi della salute riposta nella pianificazione ha progressivamente aumentato il consumo di suolo, la perdita del verde e soprattutto della biodiversità, acuendo i livelli di inquinamento.
Lo sforzo che dobbiamo profondere per cambiare le nostre città in ragione dei cambiamenti climatici trova nuova ragione d’essere dalle fragilità scoperte con questa pandemia.
Un solco tracciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è quello del movimento delle “Città Sane” (Healthy Cities) promosso nel 1986 ad Ottawa e approdato all’emanazione della Dichiarazione di Atene sulla Città Sana del 1998. Con questo documento i sindaci sottoscrittori assumono responsabilità nel campo delle politiche sanitarie intorno a quattro principi base: 1) l’impegno a realizzare equità riducendo le disparità di salute tra i diversi gruppi di abitanti; 2) la convergenza delle azioni di sviluppo sostenibile a favore dell’ambiente con lo sviluppo della salute; 3) la presenza della preoccupazione per la salute in maniera trasversale in ogni tipo di decisione comunale; 4) solidarietà e cooperazione internazionale per fare della salute un bene universale. L’OMS ha anche messo a punto un manuale in cui è stato definito un modello procedimentale sullo schema della pianificazione strategica e le linee guida per i processi di pianificazione comunale con l’impegno ad assumere un ruolo guida e promuovere processi di empowerment, costruire alleanze e infrastrutture per il cambiamento.
L’OMS con le Città Sane ha introdotto un nuovo concetto di salute, superando la mera cura della malattie, a favore di strategie per il benessere fisico, mentale e sociale e la qualità della vita, attraverso azioni di prevenzione e promozione della salute da adottare nelle realtà insediative. La promozione della salute non è responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma condizioni e risorse fondamentali della salute sono: la pace, la casa, l’istruzione, il cibo, il reddito, un eco-sistema stabile, la continuità delle risorse, la giustizia e l’equità sociale.
Per favorire i suddetti obiettivi occorre il contributo sostanziale dell’urbanistica nel ridisegnare le città creando le condizioni che facilitano il loro raggiungimento. Riducendo il ricorso al trasporto meccanizzato con una buona mobilità pedonale e ciclabile e creando aree verdi per lo sport all’aperto si possono prevenire le malattie cardiovascolari e quelle associate al sedentarismo e allo stress. Rimuovendo le barriere fisiche, creando luoghi di incontro e prevedendo tipi edilizi, destinazioni d’uso e molteplicità di funzioni rivolte all’integrazione si garantisce la prevenzione, ma anche la coesione sociale e la solidarietà tra individui anche nell’affrontare le malattie. Grazie alle enormi conoscenze nel settore della bioarchitettura si possono redigere regolamenti edilizi in grado di fissare condizioni di salubrità. avendo attenzione all’insolazione e ventilazione, alla traspirazione delle chiusure, alla protezione dei gas nocivi naturali (come il radon) e delle onde elettromagnetiche nell’aria, al divieto di utilizzo di materiali tossici. Occorre operare dalla scala dell’alloggio da rendere salubre a quella del quartiere che deve avere servizi di base sanitari, scolastici e del tempo libero per migliorare la qualità della vita degli abitanti, fino alla dimensione comunale che deve anche favorire la salvaguardia degli spazi naturali e agricoli.
Ma l’urbanistica deve porre la giusta attenzione anche alla sicurezza sul lavoro e in generale al settore produttivo e alle infrastrutture perché la garanzia dell’occupazione concorre alla salute dei cittadini. Le politiche di sviluppo economico possono essere accompagnate dall’urbanistica per fornire le necessarie infrastrutture, per migliorare la localizzazione delle aree produttive e logistiche, per assicurare l’ambiente favorevole ad attrarre gli investimenti e l’accessibilità dei lavoratori e delle merci, la connettività nelle reti immateriali. Curando gli aspetti connessi alla logistica, nell’ottica della promozione della “filiera corta” e della lotta allo spreco alimentare e alle derive della supernutrizione con prodotti non naturali e non di stagione, l’urbanistica deve sempre più favorire il rapporto con la ruralità urbana, promuovendo orti sociali e la permanenza dell’agricoltura nei contesti naturali, favorendo le reti ecologiche di connessione tra le aree protette e il territorio rurale e naturale urbano e periurbano. E’ ormai acclarato che l’ortoterapia è un rimedio contro le malattie senili, degenerative e croniche e aumenta le difese immunitarie e la qualità della vita fisica, psichica e sociale. Se la smettiamo di consumare suolo e di cementificare e impermeabilizzare il territorio non solo favoriremo consumi alimentari migliori ma miglioreremo anche la qualità dell’aria riducendo drasticamente le malattie dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, ma anche di quello digestivo. Una seria politica per l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico prima causa del surriscaldamento del pianeta deve tener insieme interventi sulle emissioni industriali, sui trasporti, ma anche sull’efficientamento energetico degli edifici e sull’aumento degli spazi liberi e verdi. Alla tutela della matrici suolo e aria va affiancata quella della matrice acqua per tutelarne il ciclo ed evitare i dissesti idrogeologici. Anche rispetto all’acqua l’urbanistica deve ridefinire i suoi paradigmi lavorando per sanare i danni prodotti da dissennate alterazioni della natura, attraverso un vero e proprio restauro ambientale con azioni di ingegneria naturalistica e di ripristino della vegetazione ripuaria abbandonando definitivamente il ricorso a grandi opere idrauliche colte ad aumentare la cementificazione e a determinare altri smottamenti. Il tutto determinando la rifunzionalizzazione dei fiumi e dei laghi e dei corsi d’acqua. L’attenzione al riequilibrio del ciclo dell’acqua ha effetti anche sulle isole di calore e sulle bombe d’acqua che hanno anch’essi effetti sulla salute.
La nostra speranza di un veloce superamento dell’emergenza Coronavirus deve dunque impegnarci per in ritorno alla vita sociale che veda politici e tecnici in azione per evitare in futuro le cause delle pandemie ripristinando il sistema sanitario deprivato negli anni di risorse, mezzi e personale nella sostanziale convergenza tra le politiche per la salute e quelle per la sostenibilità ambientale, innestando la pianificazione sanitaria nell’alveo di quella ambientale e urbanistica, secondo i principi assunti dall’OMS, ma mai realmente applicati, se non a poche e piccole realtà locali.