27.12.23

I pini di Napoli: un appello al Ministro Sangiuliano

Nel cuore di Napoli, un ricordo intramontabile sorge latente il "Nuovo Pino di Napoli", messo a dimora nel 1996 durante una Festa dell'Albero organizzata dal circolo Neapolis 2000 di Legambiente di cui ero presidente. Prima che questa celebrazione diventasse una festa nazionale, Legambiente si impegnava già da decenni nella sua organizzazione. L'antico Pino, che da secoli aveva adornato le cartoline con lo sfondo del Golfo di Napoli in via Minucio Felice, era stato abbattuto poco prima dopo circa 150 anni, lasciando un vuoto simbolico. Fu così che durante quella memorabile festa, con il coinvolgimento di enti pubblici e privati, un nuovo piccolo albero prese vita. Il Corpo Forestale donò il Pino, il Servizio Giardini dopo tanti sopralluoghi lo piantò vicino alla chiesa di Sant'Antonio a Posillipo, mentre Napolimania fu partner dell'iniziativa. Quell'evento non solo riaffermò l'impegno per la natura, ma diede nuova vita a un simbolo radicato nell'immaginario napoletano in tutto il mondo.

Il Pino venne festeggiato in Piazzetta Sant'Antonio pedonalizzata per l'occasione e animata da artisti di strada, studenti delle scuole locali e appassionati della città. L'evento attirò l'attenzione nazionale, con la presenza dei media ed infine arrivò senza preavviso anche l'allora sindaco Bassolino, che indossava fiero un adesivo di Legambiente con la scritta "Io sono amico degli alberi". Sebbene più piccolo del predecessore (2mt di fusto ed 1 mt di radice), il nuovo albero portava un significato simbolico profondo, incarnando un'idea che lanciai con uno slogan: "Per riappropriarsi delle radici (verdi) e storiche della città."

Tuttavia, dopo quasi tre decenni, il "Nuovo Pino di Napoli" ha sofferto, come tanti altri alberi, di scarsa manutenzione e cura. La recente decisione di una commissione comunale di non piantare più pini lungo le alberature stradali rappresenta un colpo per "le radici storiche e paesaggistiche della città". Questa prospettiva sembra privilegiare un'ottica autoveicolare, senza tenere conto della presenza delle persone e della natura. È una scelta che sembra ignorare l'importanza di preservare il paesaggio, un retaggio del passato che si scontra con l'attuale contesto urbano, nell'era dei cambiamenti climatici.

Per preservare l'incantevole paesaggio che ha incantato generazioni sulla collina di Posillipo sin dal Settecento (vedi guaches e incisioni), potremmo prendere esempio dalle città europee, ridimensionando la larghezza delle strade. Chiediamoci: davvero abbiamo bisogno di corsie così ampie? Di spazi per il parcheggio così estesi? Una decisione moderna e sostenibile avrebbe potuto ampliare e rendere più accoglienti i marciapiedi, offrendo spazio non solo ai pedoni, ma anche agli alberi, creando un magnifico viale panoramico che si estendesse dal tratto finale di Via Manzoni (incrocio via Petrarca) fino ai cancelli del Virgiliano che si potrebbero collocare all'inizio di Viale Virgilio. 

Riprendendo il mio stesso slogan usato 27 anni fa durante la Festa dell'Albero, chiedo al Ministro Sangiuliano, amante della città e spesso presente a Napoli, di intervenire: tuteliamo le (verdi) radici storiche. Proteggiamo il paesaggio e permettiamo ai pini di restare a Posillipo, magari con una nuova piantumazione più estesa, riaffermando il nostro legame con le radici verdi e storiche di questo luogo così speciale. Sarebbe un modo per riguadagnare quell'identità che fa di Posillipo un simbolo incantevole di Napoli e contemporaneamente pianificare una città più moderna e più europea.

Carmine Maturo