Guido Liotti esperto di
processi partecipati e Paesaggio
Direttivo Green Italia
Campania
Note da un esilio dorato ai tempi del Coronavirus
Per una casualità fortunata il mio
esilio a tutela dal Cod-19 lo sto vivendo in piena natura. Un natura
particolarmente rigogliosa in questo inizio primavera
Mi trovo su una piccolissima penisola
circondato da mare e gariga in fiore e non riesco in questi giorni
tra temporali e schiarite di non pensare ad una frase buddista alla
quale sono molto legato “L’Inverno si trasforma sempre in
Primavera”.
Dobbiamo essere sicuri che sarà cosi e
proprio questa mia condizione vantaggiosa ma di profonda solitudine
mi riporta di peso a riflettere sulle nostre battaglie sacrosante per
le città più salubri, sostenibili ed a misura di tutti.
Le città, come anche la nostra
(l’intero territorio della città metropolitana ) sopratutto hanno
l’obbligo di cambiare paradigma di sviluppo e di riequilibrare il
loro contributo sull’impronta ecologica globale.
Noi abbiamo la visione di città chiara
che vorremo trasmettere il più possibile, di città che siano in
simbiosi con la natura non in contrasto perenne ed in debito con
essa. Città che recuperino in breve tempo il deficit di relazione
con il loro suolo con il verde autoctono le persistenze agricole , ma
anche con gli elementi di bellezza che caratterizzano il Paesaggio,
quell’equilibrio tra costruito ed elementi naturali. Città meno
energivore e che siano in grado di ottimizzare il ciclo degli scarti
trasformandoli in risorse di qualità ma che siano anche in grado di
ridurre a monte i consumi.
Città dove prevalga solo la mobilità
dolce e che siano di fatto meno stressanti ed in grado di favorire
socialità ed una qualità di vita alta per tutti. Città realmente
democratiche.
In questi giorni abbiamo avuto
occasione di capire come questo dramma sanitario sia fin troppo
legato ad alcune disfunzioni di questa visione antropocentrica che
colpisce in particolare le aree urbane e industrializzate per via
dell’interazione a vantaggio della diffusione dei virus delle
polveri sottili, i ritmi frenetici, l’eccesso di scambi dovuti alla
visione capitalista della globalizzazione in una parola
“l’economismo”.
La Pandemia trova origine nella nostra
la tolleranza egoistica verso le situazioni di degrado delle
periferie e delle assurde commistioni tra città e gli spazi sacri
della biodiversità, brodo di coltivazione per il salto di specie del
virus.
Il quadro si completa con le
diseguaglianze cosi evidenti anche ai più ciechi in questi giorni,
l’impoverimento delle strutture sanitarie ed una più generale
disattenzione verso il tema della tutela della salute pubblica in
nome di illusorie e scaramantiche sfide tra economia e rispetto della
Vita a tutti i livelli.
Nel frattempo le armi si costruiscono
ancora e c’è chi sul panico generale che ci attanaglia ci sta
investendo per fini di lucro e/o di potere e si preannuncia una
profonda crisi economica globale.
L’Inverno si trasforma sempre in
Primavera ricordavamo, ma forse il nostro inverno ha poco a che
fare con questo nuovo virus che è solo un effetto di nostri disastri
e facciamo si che questa Primavera dell’umanità arrivi sul serio.
Quando lentamente ritorneremo ai nostri
ritmi “normali”,
quando il tempo ritornerà a consumarsi
rapidamente ...cerchiamo di spingerci in pieno in un altra dimensione
dove fioriscano sul serio le visioni che coltiviamo noi ecologisti da
anni e che sono ben chiare e cristalline, ad esempio, nel pensiero di
Greta.
In questo spazio come avete già avuto
modo di capire avremmo la possibilità di confrontarci su idee molto
concrete che nascono da quelle visioni.
Nel frattempo vi invito ad approfondire
l’argomento delle connessioni tra disastro ecologico e Pandemia su
questo link del WWF Italia.